domenica 10 dicembre 2017

Anabasi

Tra film e libri si parla spesso di Anabasi. E spesso lo si fa a sproposito, ogni volta che viene narrata una fuga, avventurosa certo, ma sempre una fuga. Ma questa, narrata tanto, tanto tempo fa, fu ben altro. Non si fuggì dal nemico, si prese viceversa atto che il motivo per cui lottare, era venuto meno con la morte del principe Ciro ed era venuto il tempo di tornare a casa.
Tra i tanti bellissimi libri che la cultura greca e latina ci hanno donato, due sono quelli che spiccano, per chiarezza e capacità di trascinare il lettore nel pieno della mischia: il De Bello Gallico (ne parlerò prossimamente) e l'Anabasi.
Scritti entrambi magnificamente, non smettono tutt'oggi di essere riferimento per la forza del testo e l'imparzialità. Credetemi, mi viene voglia di ricominciarli da capo...
 
 
"Senofonte, vissuto nella Atene di Socrate, fu uno degli scrittori più amati dell'antichità per l'immediatezza e la duttilità della sua prosa, modello di stile per Cesare e Quintiliano.
Il suo capolavoro, Anabasi, oggetto di ammirazione assoluta nel Rinascimento, continua a essere una delle opere più lette della letteratura greca.
Vi si racconta la "marcia verso l'interno", Anabasi appunto, voluta dal Principe Ciro per impadronirsi del trono di Persia.
Un episodio marginale, che Senofonte trasformò in un'epopea indimenticabile inaugurando un genere letterario: quello dell'autobiografia eroica.
Fallita la spedizione, per la morte di Ciro in battaglia, i diecimila soldati trovarono in Senofonte non soltanto uno storico geniale, ma anche uno stratega, che li guidò agli avamposti del Mar Nero con una marcia di migliaia di chilometri.
Anabasi  soprattutto la storia di quella leggendaria ritirata: una odissea tra territori ostili e genti "diverse" che ha il fascino di un romanzo di avventure". 
 
 

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