Siamo di fronte ad una piccola favola, lieve e triste, dolce e allegra. Come tutte le favole vi è un lieto fine. Ma come in tutte le favole, prima di arrivarci occorre viaggiare, vivere, soffrire e ... capire.
Capire che ciò che si ha è bellissimo, e per capirlo ovviamente dobbiamo vederlo dall'esterno, allontanandocene.
T.S. Spivet è un ragazzino di dieci anni, grande mente inventiva in piccolo corpo. Ha inventato la macchina del moto perpetuo e lo Smithsonian di Washington lo invita per un premio. Loro non sanno che è un ragazzino e lui, per timore di non essere capito decide di partire per andare a ritirarlo.
Il viaggio attraverso un America bucolica, panoramica, ove gli unici buoni sono i semplici ed i poveri e dove la polizia o è imbecille o incapace.
Spivet arriverà a destinazione e scoprirà che ciò che conta davvero lui già lo possiede. Farà pace con sé stesso, con la sua famiglia e riprenderà la sua vita spensierata.
Da vedere, e rivedere. Per tutta la famiglia.
Ottima la regia di Jean Pierre Jeunet.
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