Prendi 10 detenuti, di un improbabile pianeta ove, al di fuori delle poderose mura che difendono una città impenetrabile, vi è il nulla. La loro pena è l'esilio. O meglio, la possibilità di raggiungere le isole della felicità.
I detenuti si dividono in due gruppi: da un lato un delinquente, che porta con sé il grosso del gruppo. Dispotico, iroso, ma forte.
Dall'altra parte un silenzioso ma efficace uomo a cui si unisce una delle donne del gruppo. Chi sono veramente i nostri personaggi, quali le loro colpe, cosa li attende?
Complice un panorama innaturale (l'Islanda), mostri feroci pronti ad uccidere per nutrirsi, liti e odio, un potere che vuole la loro morte, la storia si dipana in un paesaggio grigio e pregno di incognite.
Chi non ha visto o sentito parlare di Stalker, del grande maestro russo Tarkovskij? E forse non vi è similitudine tra questi due film, questi due anzi tre personaggi, questi ambienti ostili?
La cinematografia post-sovietica riesce ancora a stupirci, e lo fa con questo piccolo film diretto da Vychislitel e con alcuni volti noti anche in Occidente.
Stupore per una recitazione senza troppi fronzoli, ma che sa incuriosire e al tempo stesso fa immaginare il finale. A dimostrazione che il viaggio, in ogni sua forma, è già la meta. E il fardello che ci si porta dietro sa essere più pesante e duro del percorso medesimo.
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