venerdì 7 gennaio 2022

Risvegli


Per dieci anni, fra il 1917 e il 1927, una grave epidemia di encefalite letargica (malattia del sonno) invase il mondo.
Quasi cinque milioni di persone furono colpite dal male.
Poi l'epidemia scomparve, improvvisamente e misteriosamente come era sopraggiunta.
Una minuscola frazione dei malati sopravvisse, una una sorta di perpetuo torpore, fino al 1969, quando un nuovo farmaco, la L-Dopa, permise di risvegliarsi.
Oliver Sacks tra il 1969 e il 1972, somministrò questo farmaco a più di duecento malati al Mount Carmel Hospital di New York.
Risvegli racconta le storie di venti di loro.
Già da tali elementi é facile rendersi conto della impressionante singolarità di questo libro.
Ma qui, ancora una volta, l'elemento decisivo è il narratore: Oliver Sacks, colui che sa farsi strada all'interno delle esperienze più remote e inaccessibili dei suoi pazienti.
Ciascuna delle persone di cui Sacks qui racconta è un mondo a parte, ma tutte sono unite da una caratteristica, quella di avere passato la maggior parte della loro vita in una zona inesplorata e muta, vicina al "cuore oscuro dell'essere", e di essere stati sbalzati dalla "notte encefalitica" verso le "tribolazioni" e le meraviglie del risveglio.
Sconvolgente é la varietà e la qualità delle esperienze che queste persone tentano disperatamente di comunicarci.
E stupefacente è la capacità che qui Sacks dimostra nel capire e ricostruire il tessuto drammatico di tali esperienze.
Confidando, come il grande Lurja, in una visione della medicina come "scienza romantica", Sacks rivendica la definizione della malattia che leggiamo in Novalis: "Ogni malattia è un problema musicale. Ogni cura è una soluzione musicale".
Appunto questo presupposto gli ha concesso di accedere ai mondi murati di persone che vivevano nell'oscillazione fra una terribile presenza e una terribile assenza.
E questo contatto si è rivelato essere il più grande aiuto che possiamo dare a chi cerca, con pena infinita di trovare un accomodamento con la realtà.
Dietro le cartelle cliniche, qui si apre uno sconfinato paesaggio, "un paesaggio molto variato, in parte familiare, in parte inquietante, con altopiani battuti dal sole, abissi senza fondo, vulcani, geyser, praterie, paludi; qualcosa come il parco di Yellowstone, arcaico, preumano, quasi preistorico, con una sensazione di potenti forze, sobbollenti tutt'intorno". (tratto dal libro).

Prima di arrivare alla lettura di questo libro, ho voluto farmi un'idea. Leggere cioè altri testi di Oliver Sacks per arrivare preparato sia sullo stile che sul metodo. Non sarebbe potuto avvenire diversamente per poter (almeno dal mio punto di vista) cogliere appieno il suo più importante scritto. Quello che gli ha dato notorietà, che ne ha fatto scaturire pièce teatrali ed un famoso film, quello che lo ha reso famoso come divulgatore.
Ora, arrivato alla fine del testo, posso dire di aver fatto bene.
Questo per molti motivi, che andrò brevemente ad illustrare prendendo spunto dagli indizi disseminati qua e la nel testo e dai collegamenti con il "metodo" di Sacks saltellando dagli scritti, le note, i compendi, tutti necessari a capire.

E' a pagina 404 che trovo il perché di una potenza così evocativa data dalla narrazione delle vicende degli sfortunati pazienti descritti da Sacks... "I temi principali di Risvegli - addormentarsi, essere tramutati in pietra, essere ridestati, dopo decenni, in un mondo che non è più il proprio - hanno il potere di fare immediatamente presa sull'immaginazione. Questa è la materia di cui sono fatti i sogni, gli incubi e le leggende - e tuttavia, si tratta di cose realmente accadute".

E ancora a pagina 268 leggiamo: "Quando diamo ai pazienti la L-dopa prima vediamo un emergere dalla malattia: un RISVEGLIO, poi una ricaduta e una moltiplicazione dei disturbi e dei problemi: la TRIBOLAZIONE; e infine, forse, il paziente raggiunge una sorta di "intesa" o di equilibrio, qui parliamo di ACCOMODAMENTO.

A pagina 280 " Comune a tutti i mondi della malattia è il senso di pressione, di coercizione, di forza imposta; la perdita dio una vera spaziosità, di liberà e di agio; la perdita dell'equilibrio interiore, dell'infinita prontezza, e le contrazioni, le contorsioni e le posture della malattia: il manifestarsi di rigidità e insistenza patologiche.




 

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