venerdì 25 giugno 2021

Le sorelle, I morti. Joyce


 Non credo che nessuno scrittore abbia ancora presentato Dublino al mondo.
E' stata una capitale europea per migliaia di anni, dovrebbe essere la seconda città dell'impero britannico, ed è grande quasi tre volte Venezia.
Inoltre l'espressione "dublinese" mi pare aver un certo significato,
Ogni tanto vedo annunci di libri su argomenti irlandesi, quindi penso che ci sia gente disposta a pagare per lo speciale odore di putrefazione che, spero, aleggia sopra i miei racconti.
Così James Joyce nel 1905 all'editore Grant Richards.
Da "Gente di Dublino", pubblicato nel 1914, il primo e l'ultimo dei racconti. Le sorelle: un ragazzo perde la sua guida spirituale.
I morti: un intellettuale si confronta con una scomoda verità, sullo sfondo di una festa natalizia.
W.B. Yeats definì il libro "la promessa di un grande romanziere, un grande romanziere di tipo nuovo".

E' un modo di raccontare capace, come pochi, di mescolare aspetti interiori ed esteriori dei personaggi in un amalgama da cui emerge spessore, forza e debolezze, rendendoli reali ed attuali e mescolando in questo gli elementi naturali (la neve nel secondo racconto), facendoci cogliere l'umidità, il vento, lo stormire delle foglie... che interagiscono con l'io narrante e ci catturano, distraggono, a volte infastidiscono, come se fossimo lì... potente.

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