lunedì 8 febbraio 2021

La democrazia che non c'é


Come si fa a proteggere il dono politico più prezioso dei nostri tempi, quello della democrazia?
Certamente non con la sua esportazione forzata, né con la difesa miope di un modello rappresentativo già antiquato, né con l'assegnazione del potere politico a una sfera separata dominata dai politici e dai partiti.
No, per proteggere la democrazia bisogna rianimarla e ripopolarla.
Bisogna creare una democrazia all'altezza del momento storico, una democrazia partecipata, di genere, economica e non solo politica, che esce dal "palazzo" ed entra nella cultura della gente.
Partendo da un confronto tra Karl Marx e John Stuart Mill, due voci che percorrono l'intero saggio, Ginsborg ci spinge ad immaginare una democrazia diversa, più quotidiana e incisiva.


Come riassumere questo interessante libretto (poco oltre le 150 pagine) da cui trarre spunti e sensazioni non particolarmente corroboranti? Che una democrazia è tale se è oggetto di continua attenzione. Va nutrita giornalmente con passione. Non si tratta di sacrificare la propria vita ad una causa, ma di diventare cittadini attivi, attenti, che pretendono attenzione e vogliono risposte. Che delegano il politico quel tanto che basta per avere sintesi, ma che al politico devono chiedere periodicamente risposte coerenti con un programma sottoscritto e condiviso. Che vogliono vedere il loro mondo "pubblico" migliorare... possibilmente non a carico del privato. Servizi, ambiente, cultura, welfare, trasporti, sanità, istruzione... Solo con la creazione di un circolo virtuoso sarà possibile raccogliere i frutti... una situazione discendente trascinerà verso il basso le aspettative, con esiti nefasti... l'interesse privato, l'egoismo, il razzismo, non sono lontani da noi, ma ci appartengono... ora più che mai i due aurighi che guidavano nell'antichità (idealmente conducendo il nostro essere verso il bene o il male) hanno bisogno di essere guidati... mai delegare questa azione all'uomo forte, al retore... Mai.

"La proprietà privata", scriveva Marx in un passaggio che ha diretta incidenza sul consumismo odierno, " ci ha reso così ottusi e unilaterali che un oggetto é considerato nostro soltanto quando ci appartiene, e quindi quando esiste per noi come capitale o è immediatamente posseduto, mangiato, bevuto, addossato, abitato e così via, in breve quando viene da noi usato". 

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