giovedì 12 novembre 2020

M. L' uomo della provvidenza


"All'alba del 1925 il più giovane presidente del Consiglio d'Italia e del mondo, l'uomo che si è addossato la colpa dell'omicidio di Matteotti come se fosse un merito, giace riverso nel suo pulcioso appartamento - alcova.
Benito Mussolini, il "figlio del secolo" che nel 1919, rovinosamente sconfitto alle elezioni, sedeva nell'ufficio del Popolo d'Italia, pronto a fronteggiare i suoi nemici, adesso, vincitore su tutti i fronti, sembra in punto di morte a causa di un'ulcera che lo azzanna da dentro.
Così si apre il secondo tempo dell'epopea sciagurata del fascismo narrata da Scurati con la costruzione e lo stile del romanzo.
Mussolini non è più raccontato da dentro perché diventa un'entità distante, "una crisalide del potere che si trasforma nella farfalla di una solitudine assoluta".
Attorno a lui gli antichi camerati si sbranano tra loro come una muta di cani.
Il Duce invece diventa ipermetrope, vuole misurarsi solo con le cose lontane, con la grande Storia.
A dirimere le beghe tra i gerarchi mette Augusto Turati, tragico nel suo tentativo di rettitudine; dimentica ogni riconoscenza verso Margherita Sarfatti; cerca di placare gli ardori della figlia Edda dandola in sposa a Galeazzo Ciano; affida a Badoglio e Graziani l'impresa africana, celebrata dalla retorica dell'immensità delle dune ma combattuta nella realtà come la più sporca delle guerre, fino all'orrore dei gas e dei campi di concentramento. 
Il cammino di M. il Figlio del Secolo, caso letterario di assoluta originalità ma anche occasione di una inedita riaccensione dell'autocoscienza nazionale - prosegue qui in modo sorprendente, sollevando il velo dell'oblio su persone e fatti di importanza capitale e sperimentando un intreccio ancor più ardito tra narrazioni e fonti d'epoca.
Fino al 1932, decennale della marcia su Roma quando Mussolini fa innalzare l'impressionante sacrario dei martiri fascisti, e più che onorare lutti passati sembra presagire ecatombi future (tratto dal libro).


Tratto da pagina 383 del libro: "Essere il capo degli scontenti. Ecco la via. Se non puoi sedere al tavolo dei dominatori, dei satolli, dei signori del banchetto, vai nelle cucine e sobilla gli sguatteri, i camerieri cui gettano gli avanzi, aizza i servi.
Quando nel 1919, Benito Mussolini fondò i Fassci di combattimento, aveva intuito per primo che, nell'era delle masse, spalancata davanti a lui come il portale di un'antica magione in rovina, si sarebbe affermata una passione politica più potente della speranza: la paura; e, aggrappandosi a quella, si era issato al potere.
Allora, nel crepuscolo della guerra mondiale, aveva capito che se le piazze socialiste del Diciannovesimo secolo erano state animate dalla speranza, quelle piccolo borghesi del Ventesimo sarebbero state sopraffatte dalla paura...".

Ottima prosecuzione del bellissimo romanzo storico M. il figlio del secolo con cui Scurati ha iniziato il lungo racconto della salita al potere di Benito Mussolini, eccoci di fronte alla trasformazione del combattente anticlericale e rivoluzionario in qualcosa d'altro... nel dittatore solo e odiato da tutti... amato dalle folle ma pronto ad essere sbranato dai soci dell'impresa... questo narra il libro... e noi lo seguiamo cercando di comprendere la metamorfosi e sapendo cosa ci aspetta, disperiamo della sorte dell'Italia.


 

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