sabato 18 febbraio 2023

Io, Agamennone


Uomo di potere, abituato a decidere le sorti della sua gente, orgoglioso, superbo, duro, Agamennone é solo nel buio della notte mentre, oltre la prua scruta l'orizzonte.
E ricorda i dieci anni di una guerra sanguinosa che ha visto cadere sul campo di battaglia uomini valorosi e forti, sprezzanti del pericolo e del destino.
Con uno sguardo meno affascinante di quello di Ulisse e Achille ma più complesso e obiettivo, il Re di Micene ci porta diritti al centro del mondo Omerico, i suoi eroi, i suoi valori, i suoi personaggi, il suo senso della gloria e della vendetta, dell'amore e della morte.
Spinto dal gusto e dal piacere del racconto e guidato dal rigore filologico, Guidorizzi, attraverso una forma saggistica di tipo narrativo, ricostruisce la storia di una società tribale, in cui ogni uomo agisce dietro l'impulso di una sfida continua con le grandi forze dell'esistere e ci restituisce, dall'interno, il fascino di una cultura che parla a noi di noi.
"Ma chi sono gli eroi?". Molte delle loro vite sono finite nella pianura di Troia, i loro corpi sbranati dai cani e avvoltoi. Da allora non hanno più abbandonato la memoria della nostra civiltà.
Erano comandati da un uomo che regnava su una città difesa da mura gigantesche, Micene, un nido d'aquila in cii avvennero crudeli vicende.
Nessun altro portò a Troia tante navi come lui, tanti soldati e carri da guerra.
Cento navi piene dei guerrieri più forti, scelti dalle sue molte città che Agamennone guidava combattendo, avvolto nella sua armatura di bronzo rilucente nel sole.
I cantori ricordano ciò che é accaduto, il bello e il brutto insieme.
E ricordano il Re Agamennone.

La guerra di Troia (e non solo) vista da un altro eccezionale interprete: Re Agamennone. Meno eroico per certi versi, ma non meno coraggioso e valente. La narrazione e le gesta sono altrettanto entusiasmanti e il percorso di vita (e di morte) di ogni interprete è ben tracciato donandoci grande emozione.

"La mente di Achille diventa nera, come se una nube di tempesta gli fosse caduta sugli oggi. Impossibile, impossibile, impossibile, Patroclo non c'é più! Afferra una manciata di cenere dal focolare e se la sparge sul capo urlando, rovescia altre manciate su tutto il corpo, si getta tra la polvere, rotolandosi e singhiozzando, stracciandosi le vesti sinché non rimane quasi nudo. Gli scudieri lo guardano sconvolti, ma così deve essere perché ciò che é orribile nell'anima deve essere reso orribile agli occhi di tutti, in modo che chi assiste allo strazio possa capire quanto profondo è l'abisso di male in cui un uomo é precipitato, perché nono si può provare sino in fondo il lutto se non rendendolo evidente".

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