sabato 12 agosto 2023

L'era dell'intelligenza artificiale


Alla fine del 2017 un algoritmo di intelligenza artificiale ha collezionato una serie di vittorie schiaccianti a scacchi scegliendo mosse che la mente umana non è nemmeno in grado di assimilare o utilizzare.
Qualche anno più tardi, i ricercatori del MIT hanno annunciato la scoperta di un nuovo antibiotico ottenuto grazie all'intelligenza artificiale che era riuscita ad individuare proprietà molecolari sfuggite alla concettualizzazione e alla classificazione degli scienziati.
L'intelligenza artificiale sta conquistando sempre più terreno nella ricerca, nella medicina, nell'istruzione e in molti altri campi.
Ma con quali conseguenze? Secondo l'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, l'ex amministratore delegato di Google Eric Schmidt e l'informatico e decano del MIT Daniel Huttenlocher, presto l'umanità si ritroverà ad imboccare un sentiero molto pericoloso, poiché l'IA sta cambiando il pensiero, la conoscenza , la percezione, la realtà e di conseguenza il corso della storia.
Nonostante la velocità con cui avanza e progredisce, l'IA non è infatti governata da principi e concetti morali che la contengano e le diano dei limiti, sicché la sua rivoluzione può assumere pieghe inaspettate e condurre a esiti imprevedibili.
Interrogandosi sui prossimi scenari possibili, tre fra i pensatori più autorevoli e lucidi di oggi, riflettono così sull'intelligenza artificiale e su come stia trasformando il nostro modo di sperimentare la realtà. la politica e la società in cui viviamo.
In queste pagine Kissinger, Schmidt e Huttenlocher non spiegano soltanto cos'é l'intelligenza artificiale, ma cosa rappresenta: un terreno di gioco fondamentale che determinerà gli assetti geopolitici futuri.

Quanti sconvolgimenti comporta l'applicazione dell'IA? Sicuramente innumerevoli. Ma come al solito la domanda è una sola: siamo pronti ad affrontare, gestire, convivere ed accettare questa novità?
Credo che siano necessarie tre cose: conoscenza, limiti e regole. 
Senza di quelle non si va lontano. Soprattutto con un interlocutore nuovo come l'IA.

Seguono alcuni spunti:

Lo storico settecentesco Edward Gibbon descrisse un mondo in cui le divinità pagane servivano per spiegare i fenomeni naturali fondamentalmente misteriosi che erano ritenuti importanti o minacciosi.

Quando è contestualizzata l'informazione diventa conoscenza.
Quando la conoscenza impone convinzioni diventa saggezza.
Ma internet sommerge gli utenti con le opinioni di migliaia e persino milioni di altri utenti, privandoli della solitudine necessaria per una prolungata riflessione che, storicamente, ha condotto allo sviluppo delle convinzioni.
Come diminuisce la solitudine, così diminuisce anche la fermezza, non soltanto per sviluppare convinzioni ma anche per rimanervi fedeli, specialmente quando esse richiedono di percorrere strade nuove e quindi spesso solitarie.
Soltanto le convinzioni - unite alla saggezza - permettono alle persone di accedere a nuovi orizzonti ed esplorarli.
Il mondo digitale è poco indulgente nei confronti della saggezza: i suoi valori sono plasmati dall'approvazione, non dall'introspezione. Questo mondo pone necessariamente in dubbio il presupposto fondamentale dell'illuminismo, ossia che la ragione è l'elemento più importante della coscienza.

L'umanità ha sempre sognato di avere un aiutante, una macchina capace di svolgere diversi compiti con la stessa competenza di un essere umano. Nella mitologia greca il fabbro divino Efesto forgiava automi capaci di svolgere compiti umani, come il gigante di bronzo Talos che pattugliava le coste di Creta e la proteggeva da eventuali invasioni.

L'intelligenza artificiale non ha coscienza di sé, Non sa ciò che non sa.

In questo processo ordine e legittimità sono collegati; l'ordine senza la legittimità equivale semplicemente alla forza.
 

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