giovedì 13 dicembre 2018

I mille mondi di Zagor

"il mio primo incontro con Zagor risale al 1965, un lustro prima che io fossi "arruolato" nella casa editrice di Sergio Bonelli.
In quell'anno, da lettore appassionato di comics d'avventura quale ero da sempre, mi trovai in mano L'Avvoltoio, una storia tanto emozionante e tanto ben calibrata nell'alternanza dei toni narrativi e nell'introspezione psicologica dei personaggi, da restare impressa in maniera indelebile nella mia memoria.
In particolare, di quelle pagine, mi colpì l'equilibrio perfetto che univa lo sceneggiatore, Guido Nolitta, e il disegnatore, Gallieno Ferri, riproponendo un modello ideale di collaborazione - quello in cui i due autori svolgono il loro rispettivo compito, senza sopraffarsi l'un l'altro, che aveva pochi eguali nel mondo del fumetto italiano, essendo paragonabile soltanto al magico incontro avvenuto nel 1948, fra Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini, i papà di Tex.
Per quattro decenni, questa situazione è proseguita con soddisfazione generale, ed è proprio per questo che dopo l'abbandono di Nolitta, quando la serie ha dovuto ricorrere all'aiuto di altri sceneggiatori (sottoscritto compreso), ho provato un brivido e mi sono domandato se i nuovi autori sarebbero stati in grado di rispettare questa difficile alchimia creativa.
Per fortuna, i miei timori sono stati smentiti e, nel corso del tempo, tutti coloro che hanno contribuito, con la loro fantasia e con il loro talento, alla lunga saga di Zagor, hanno sempre rispettato quello spirito di squadra che è forse il vero segreto del successo di un eroe decisamente unico. (Decio Canzio. Tratto dal libro).
 
Zagor, fumetto nato nella fucina della Bonelli, è senza alcun dubbio il discolo della compagnia… quello con più fantasia e più personaggi che pescano nel nostro immaginario collettivo, con una serie incredibile di rimandi a mostri e soggetti che il cinema e la letteratura prima ci hanno fatto conoscere e divenire sapere comune.
Anche se il tratto con cui viene disegnato non mi fa impazzire (troppo scuro, troppo approssimato) non vi è dubbio che le storie piacciono perché sollecitano il conosciuto che è in noi: vampiri, zombie, mostri, robot, alieni… ogni genere di apparizione è legata a qualcosa che abbiamo già visto, qualcosa di cui abbiamo già sentito parlare… qualcosa di talmente familiare ed al tempo stesso sconosciuto da essere impalpabile e apparirci già noto. Finiamo così per voler confermare certezze che nella realtà non esistono… l'immaginario diventa quotidiano e Zagor è lì ad accontentarci.

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