giovedì 3 maggio 2018

Tex - Sangue sul Colorado

Si svolge in una mine-Town, una cittadina di minatori, l'ennesima avventura ripara-torti del nostro Tex. Una delle tante cittadine, nate in una notte, e morte con il venire meno di una vena aurifera o di una miniera d'argento... Un edificato provvisorio, come la vita dei suoi cittadini, destinato a perire per il freddo e gli stenti, per una pallottola o a fuggire inseguiti dai debiti o inseguendo a sua volta una nuova speranza.
In un "selvaggio mondo" quale era il vecchio West, i primi ad arrivare e gli ultimi ad andarsene, erano ovviamente i più cattivi, quelli capaci, per risorse e per forza bruta, di far valere le proprie ragioni a scapito del prossimo... Da qui parte la nostra avventura... il voler accaparrarsi le licenze minerarie dei più deboli crea un clima di terrore e morte che richiede l'intervento di Tex....
E intervento sarà, con tutti i metodi che la situazione richiede...
 

 
Chi ha dimenticato un singolare film western, quale "il cavaliere pallido" - vera rappresentazione iconografica della morte? Rappresentata per giunta da quel viso, che da "per un pugno di dollari" è segno di inflessibilità... il grande Clint Eastwood? Qui, i cavalieri sono quattro (guarda caso, come quelli dell'Apocalisse) e combinano abbastanza danni da far cambiare idea ai soliti cattivoni... leggere per credere!

 
"L'Hotel Empire, definito pomposamente "uno dei migliori alberghi di tutta l'alta California" non era altro che una baracca a due piani, costruita con grosse tavole di legno e con il tetto coperto da un semplice telone.
Ma aveva ben tre finestre a vetri che si affacciavano sulla main streat, la polverosa strada principale della cittadina mineraria di Rich Bar, e questo dettaglio veniva considerato dai cercatori del luogo come il massimo della sciccheria.
La città era del tutto simile alle tante altre cresciute intorno ai fiumi dell'oro e alle miniere d'argento un po' in tutto l'ovest degli Stati Uniti, dalla California al Montana, dal Colorado al New Mexico.
Dalle sabbie aurifere nascevano città, un mucchio selvaggio di abitazioni usa e getta, edificate in tutta fretta dai cercatori attratti dal miraggio di una rapida e facile ricchezza.
Bastava, infatti, che si spargesse la voce della scoperta di un nuovo giacimento e subito, a volte nell'arco di una sola notte, là dove c'era l'erba germogliava e prosperava una "istant town", una città istantanea che presto brulicava di cercatori, avventurieri, bestie da soma, strozzini, creduloni idealisti e semplici rifiuti della società, tutta gente data per dispersa dal mondo civile che cercava una via d'uscita dallo squallore e dalle miserie della vita quotidiana, attraverso quella rischiosa scorciatoia dell'esistenza che passava attraverso il greto sassoso di un fiume o nella galleria pericolante di una miniera.
A volte diventavano delle metropoli; ma il più delle volte, quelle città figlie del "boom" della corsa all'oro, al rame, all'argento, ai giacimenti di quarzo, non si rivelavano altro che un pugno di sgangherate baracche edificate in tutta fretta con tende e assi tirate su alla meglio come ripari di fortuna.
Con il tempo, l'ingenuo entusiasmo dei primi intraprendenti cercatori fu sostituita gradatamente dalla potente tecnocrazia delle grandi aziende industriali e dall'avidità degli azionisti...".

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