sabato 5 maggio 2018

Spazio, Tempo, Architettura

Uscito per la prima volta in America nel 1941, l'opera "Space, Time and Architecture" dello storico di architettura Sigfried Giedion esce ora in seconda edizione italiana allestita sulla quattordicesima edizione americana. La versione italiana in mio possesso riporta la prefazione "Speranze e timori dell'Architettura negli anni Sessanta".
L'opera del Giedion costituisce oggi un "classico" adottato come "reading book" da tutte le facoltà di architettura negli Stati Uniti.
Ragione di questo successo in fatto di libri di architettura è la singolare dote dell'autore di interpretare ed esporre in modo chiaro e semplice i più complessi fenomeni dell'evoluzione storica dell'architettura avvalendosi con arte sottile dell'ausilio di sorprendenti paragoni e di convincenti contrasti non solo nel testo ma anche e specialmente nella ricchissima dotazione grafica e fotografica.

 

 
"E' più facile intendere quanto accade nell'architettura oggi, se inseriamo questo sviluppo nella cornice più ampia della Storia dell'Architettura.
Per riassumerlo in poche parole ci sono tre stadi dello sviluppo architettonico.
Durante la prima concezione spaziale che abbraccia l'Egitto, i Sumeri, e persino la Grecia, lo spazio nasceva dal gioco reciproco fra i volumi. Lo spazio interno era trascurato.
La seconda concezione spaziale considerava lo spazio sinonimo dello spazio scavato internamente.
Nonostante differenze profondo, questa seconda concezione spaziale comprende l'intero periodo del Pantheon alla fine del diciottesimo secolo.
Il secolo diciannovesimo costituisce un anello intermedio.
L'analisi spaziale dei suoi edifici indicava che in essi le precedenti fasi del secondo stadio sono mescolate simultaneamente (Paul Frank).
Ma la precedente unità spaziale andava sempre più sparendo.
Gli edifici rappresentativi spazialmente, venivano collocati in una posizione isolata senza legami spaziali con l'intorno.
La terza concezione spaziale s'inizia con la rivoluzione ottica all'inizio di questo secolo che abolì il punto di vista prospettico unico.
Questo ebbe conseguenze fondamentali per la concezione della architettura e della scena urbana e noi sappiamo di nuovo percepire l'energia dei volumi collocati liberamente nello spazio senza nessi prospettici
Esiste un'affinità con la prima concezione spaziale.
Lo spazio scavato quale compito supremo.
Appaiono nuovi elementi un inter penetrazione sino ad ora sconosciuta di spazio interno ed esterno, una capacità di dominare livelli diversi, sopra e sotto la terra per l'influenza dell'automobile che obbliga ad incorporare il movimento quale parte integrante della concezione architettonica.
Tutto ciò ci illumina su quella che è stata della la concezione spazio temporale contemporanea.
Essa costituisce la colonna vertebrale della tradizione in sviluppo. Noi ci troviamo ancora nelle convulsioni del periodo formativo... ma le grandi linee sono oramai tracciate".

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