sabato 26 maggio 2018

La grande cecità

Viaggia su tre differenti coordinate il saggio di Amitav Ghosh. La Letteratura, la Storia, la Politica.
 
Nel capitolo sulla Letteratura, Ghosh pone l'accento sull'assenza di romanzi, scritti, racconti (che non siano saggi) ove il cambiamento climatico venga preso in considerazione. Cerca altresì di trovarne il motivo, partendo da molto lontano e trovandone alcuni bandoli della matassa.
L'intento del narrare non è riprodurre il mondo così com'é. Ciò che il narrare rende possibile è affrontare il mondo al congiuntivo, figurarselo come se fosse altro da quello che é facendo immaginare altre possibilità.
 
Nel capitolo sulla Storia, Ghosh ripercorre gli ultimi 1000 anni, dal punto di vista dell'India e dell'Asia in generale, sia per quanto riguarda la Rivoluzione Industriale che per le scelte fatte dal punto di vista della trasformazione da economie agricole a produttive. Il cambiamento climatico antropogenico è l'involontaria conseguenza dell'esistenza stessa degli esseri umani.
 
Nel capitolo sulla Politica, si concentra infine sul futuro e su quali sono le prospettive che ci si pongono di fronte.
 
L'interessante chiave di lettura ci porta così a fare alcune considerazioni:
1. Fatichiamo ad abbandonare l'attuale sistema produttivo, perché ad esso siamo riconoscenti: abbandonando il precedente mondo agricolo, ci siamo affrancati, abbiamo liberato risorse per acquistare libertà: libertà sociali, politiche, sessuali, economiche, di tempo libero, di salute. Che lo vogliamo o no, siamo debitori del capitalismo.
2. Nessuno vuole porre sul piatto della bilancia la regressione, la decrescita, la spartizione dei privilegi con i PVS; nessuno che non sappia a quale suicidio politico e sociale si andrebbe a prestare.

 
 
"Nei primi anni del XXI secolo Amitav Ghosh lavorava alla stesura de "IL PAESE DELLE MAREE", il romanzo che si svolge nelle Sundarban, l'immenso arcipelago di isole che si estende fra il mare e le pianure del Bengala.
Occupandosi della grande foresta di mangrovie che le ricopre, Ghosh scoprì che i mutamenti geologici che ciclicamente avvenivano - un argine poteva sparire nell'arco di una notte, trascinando con sé case e persone - stavano diventando qualcos'altro: un cambiamento irreversibile, il segno di un inarrestabile ritrarsi delle linee costiere e di una continua infiltrazione di acque saline su terre coltivate.
Che un'intera area sotto il livello del mare come le Sundarban possa essere letteralmente cancellata dalla faccia della Terra non è cosa da poco.
Mostra che l'impatto accelerato del surriscaldamento globale é giunto ormai a minacciare l'esistenza stessa di numerose zone costiere della terra.
La domanda, per Ghosh, nacque perciò spontanea.
Come reagisce la cultura e, in modo particolare, la letteratura dinanzi a questo stato di cose?
La risposta é contenuta in questo libro in cui l'autore della trilogia "IBIS" ritorna con efficacia alla scrittura saggistica.
La cultura è, per Ghosh, strettamente connessa con il mondo della produzione di merci.
Ne induce i desideri, producendo l'immaginario che l'accompagna.
Una veloce decapottabile - un prodotto per eccellenza dell'economia basata sui combustibili fossili - non ci attrae perché ne conosciamo minuziosamente la tecnologia, ma perché evoca l'immagine di una strada che guizza in un paesaggio incontaminato; pensiamo alla libertà e al vento nei capelli; a James Dean e Peter Fonda che sfrecciano verso l'orizzonte; a Jack Kerouac e Vladimir Nabokov.
Questa cultura, così intimamente legata alla storia del capitalismo, é stata capace di raccontare guerre e numerose crisi, ma rivela una singolare, irriducibile resistenza ad affrontare il cambiamento climatico.
Che cosa è in gioco in questa resistenza? Un fallimento immaginativo e culturale che sta al cuore della crisi climatica? Un occultamento della realtà nell'arte e nella letteratura contemporanee tale che questa nostra epoca, così fiera della propria consapevolezza, verrà definita l'epoca della Grande Cecità?".

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