martedì 18 aprile 2023

Se non dovessi tornare


 E' il 1966 e l'estate pare essersi dimenticata delle Alpi, lasciando al suo posto piogge e temporali che inchiodano escursionisti e amanti delle cime negli alberghi e negli alpeggi.
L'arrampicatore californiano Gary Hermming - idealista, sfrontato e carismatico - guarda il Monte Bianco e freme: é venuto in Europa sull'onda dell'insaziabile fame di vita che da sempre lo incendia, e invece si ritrova un tetto di nuvole sopra la testa.
La routine si spezza all'improvviso a metà agosto, quando i giornali danno notizia che due scalatori sono rimasti bloccati sul Petit Dru, la parete più dura del Monte Bianco.
Hemming intuisce che i soccorsi rischiano di non raggiungere in tempo i dispersi, e con altri cinque privati delle rocce decide di salvarli seguendo una via diretta.
Sembra una follia, un fallimento annunciato che servirà soltanto a mettere in pericolo altre persone, ma Hemming é cresciuto con un imperativo categorico: aiutare sempre, anche a costo della propria vita, perché la prossima volta "potresti esserci tu lassù ad aver bisogno che qualcuno venga  a soccorrerti".
Quai giorni si riveleranno davvero fatali per Gary, ma in un modo che né lui né i suoi amici o i suoi amori possono immaginare. 
Enrico Camanni, alpinista e profondo conoscitore della montagna e dello spirito che la anima, racconta con stile elettrico, appassionato e struggente gli ultimi anni dell'iconico scalatore, maudit ispirato e irrequieto, figura imprescindibile nella storia dell'arrampicata moderna, ma anche e soprattutto Zeitgeist dell'incendio del' 68, amico fragile capace di incarnare una filosofia ecologica della scalata, rivoluzionaria e ancora attualissima.

Non è la prima volta che, nelle mie confuse letture, incappo in personaggi fragili ed al tempo stesso rivoluzionari. Troppo avanti per il loro tempo, ma necessari per superarlo.
Lo era stato Gian Piero Motti ottimamente raccontato sempre da Camanni ne "I falliti", o ancora con Alex Langer figura politica di prim'ordine ma difficile da interpretare per il suo periodo.
Alla montagna si rivolgono queste figure irrequiete. Spazi ove l'immaginazione trova ancora spazio per sognare ad occhi aperti, ed ove, in particolare, la giovinezza permette di mettere a dura prova, forza, equilibrio, resistenza, un necessario pizzico di follia, altruismo e viceversa razionalità.
Ne nascono personaggi a volte bizzarri a volte capaci invece di creare itinerari e percorsi che entrano nel mito... o di divenire essi stessi mitologici.

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