lunedì 4 ottobre 2021

La morte di Ivan Il'ic


 Scritto tra il 1884 e il 1886, La morte di Ivan Il'ic è un piccolo capolavoro: per il messaggio drammatico che l'autore ci trasmette e per l'efficacia descrittiva di alcune scene.
La trama è tanto semplice, quanto tragica.
Ivan Il'ic, è un uomo perbene, consigliere di Corte d'Appello a San Pietroburgo.
La vita é stata generosa con lui; é riuscito a soddisfare ogni ambizione ed è al vertice della sua carriera.
Tutto sembra andare per il meglio, quando l'uomo si trova improvvisamente catapultato in un incubo: una banale caduta da una scala gli provoca infatti un dolore al fianco dapprima quasi inavvertibile, ma via via sempre più sordo e insistente che né i medici più illustri, né i famaci da essi prescritti riescono a curare.
Ivan Il'ic comincia a prendere coscienza di essere oramai condannato, ma è costretto a tirare avanti penosamente, giorno dopo giorno, circondato dall'ipocrisia dei familiari, per i quali é diventato un peso.
L'unica persona di cui apprezza la compagnia è il giovane servo Gerasim che lo soccorre con affetto sincero,
Nelle lunghe ore trascorse all'ombra della morte, Ivan Il'ic si rende conto che la sua vita é stata un cumulo di menzogne, in famiglia come nella carriera, ma alla fine gli si affaccia alla mente un pensiero consolante; proprio la morte sarà presto una liberazione per lui stesso e per gli altri dalla sofferenza. (tratto dal libro)

Pagina 16 - ... il fatto stesso della morte di un uomo conosciuto e vicino suscitava in tutti coloro che ne venivano informati, come sempre, un sentimento di soddisfazione, giacché a morire era stato lui e non loro. "E' morto lui e non io" pensavano...

Pagina 61 - L'esempio di sillogismo che aveva studiato nella logica di Kizeveter - Caio è un uomo, gli uomini sono mortali, quindi anche Caio è mortale - gli era sempre parso giusto, ma solo in relazione a Caio, non a se stesso.
Un conto era Caio, l'uomo in generale, e allora quel sillogismo era perfettamente giusto; un conto era lui che non era Caio, che non era un uomo in generale, ma un essere particolarissimo, completamente diverso da tutti gli altri....

Dovrebbero bastare questi spunti per farci capire dove vuole portarci Tolstoj... farci cioè intuire che nonostante tutte le nostre idee e desideri (e speranze) di unicità, la morte non si cruccia affatto di afferrarci... o forse più terribile della morte è il dolore, l'essere divenuti inutili e di peso... e forse, se ci pensate non è la stessa cosa che ci racconta Franz Kafka ne "La metamorfosi"...il dilemma di Gregor Samsa, non è quello di essersi mutato in insetto... ma bensì in Schmarotzer - Parassita, cioè inutile agli altri, fastidioso, di peso... una crescente insoddisfazione, una paura del borghese incardinato in una macchina produttiva che non può accettare il far nulla... l'ammalarsi... e infine il morire diviene liberazione, rimozione dell'errore... una condizione infine, ben descritta da questo testo...

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