sabato 18 maggio 2019

Frankenstein

Di occasioni per dilungarmi su Frankenstein di Mary Shelley ne ho già avute due.
La prima per un edizione monovolume su Dracula, Jekyll e Hyde e appunto Frankenstein.
La seconda per il mio studio informale sulla narrativa dell'orrore: Danse Macabre.
Non credo mi si possa biasimare se non voglio propinarvi lo stesso piatto per la terza volta, tanto più che sarebbe un piatto di avanzi.
Frankenstein é il libro in lingua inglese che più di ogni altro stronca le aspettative di chi lo affronta.
A occhio e croce, metà di coloro che iniziano a leggerlo per diletto non lo finiscono, e quando viene assegnato agli studenti, sono in tanti a scorrerlo rapidamente per poi tentare di cavarsela sparandole grosse allo inevitabile esame.
Parrebbe un incipit tutt'altro che promettente per un'introduzione: dopo tutto potreste osservare, cosa diavolo dovrebbe fare un'introduzione se non tessere le lodi del libro che quel brav'uomo o brava donna, "il lettore costante", ha appena acquistato?
Beh, dovrebbe dire la verità, tanto per cominciare.
Ma datemi retta; la verità non è tutta così terribile.
Grazie ai film ci si aspetta un horror da tremare nel letto, un Edgar Allan Poe all'ennesima potenza… niente da fare! Delusione!
Forse perché i lettori non si appassionano alla romantica sventura del libro, la sventura di un uomo geniale che tenta di impadronirsi di un potere appartenente solo agli dei.
Sarà per gli artifici narrativi, accettabili per l'epoca… oggi meno.
E' raro che qualcuno riprenda in mano un libro che lo ha deluso per dargli una seconda possibilità.
Come mi ha detto un amico: "E' come tornare in un bar dove ti hanno riempito di botte".... mettere via un libro senza finirlo però é parimenti come se mi avessero riempito di botte in un bar… (dall'introduzione di Stephen King).
 
Frankenstein è tante cose: Un horror senz'altro. La parodia di un Dio. Lo spavento del mago a cui sfugge la magia. Il desiderio di un mostro. La disperata vendetta. Un grido che è il nostro grido. La solitudine, che é la nostra.
Scritto da Mary Shelley per una tenzone letteraria tra amici, un circolo di scrittori e teste fini, questo piccolo capolavoro si addentra nei meandri del non detto: scava nell'animo umano, quello che disperatamente tende alla ricerca della risposta? Chi mi ha creato? E perché? A chi devo rispondere del mio essere e del mio agire?
Insomma, Frankenstein creatore e la sua creatura soffrono dello stesso male. E agiscono allo stesso modo. L'unico che conoscono. Senza fare spoiler, di un'opera che tutti dovrebbero conoscere, anche solo per sentito dire, ci troviamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso da un horror. Questa è psicologia, religione, dramma umano. Per questo, l'attualità di questo scritto è tale da metterci di fronte a dilemmi tutt'ora insuperabili.
 
 

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