mercoledì 5 giugno 2019

L'arte di correre

Quando nel 1981, Murakami chiuse Peter Cat, il jazz bar che aveva gestito nei precedenti sette anni per dedicarsi solo alla scrittura, ritenne che fosse anche giunto il momento di cambiare abitudini di vita: decise di smettere di fumare sessanta sigarette al giorno, e - poiché scrivere è notoriamente un lavoro sedentario e Murakami per natura tenderebbe verso una certa pinguedine - di mettersi a correre.
Da allora, di solito scrive quattro ore al mattino, poi il pomeriggio corre dieci o più chilometri.
Qualche anno più tardi si recò in Grecia dove per la prima volta percorse tutto il tragitto classico della maratona.
L'esperienza lo convinse: da allora ha partecipato a ventiquattro di queste competizioni, ma anche a una ultra maratona e a diverse gare di triathlon.
Scritto nell'arco di tre anni, "L'arte di correre" è una riflessione sulle motivazioni che ancora oggi spingono l'orma sessantenne Murakami a sottoporsi a questa intensa attività fisica che assume il valore di una vera e propria strategia di sopravvivenza.
Perché scrivere - sostiene Murakami - é un'attività pericolosa, una perenne lotta con i lati oscuri del proprio essere ed è indispensabile eliminare le tossine che, nell'atto creativo, si determinano nell'animo di uno scrittore.
Al tempo stesso, questo insolito libro propone però anche illuminanti squarci sulla corsa in sé, sulle fatiche che essa comporta, sui momenti di debolezza e di esaltazione che chiunque abbia partecipato ad una maratona avrà indubbiamente provato. (tratto dal libro).


Un tantino complicato inquadrare questo libro. Per stessa ammissione di chi lo scrive, non è una biografia, non è un saggio, non è un romanzo… E' un riassunto mescolante pensieri a ruota libera, colti correndo, e descrizioni più o meno calzanti dei predetti momenti di corsa. A volte l'amalgama riesce, altre volte la maionese impazzisce.
Cosa spinga a correre un ex fumatore, ex gestore di bar, ora scrittore di fama mondiale… ed a correre tanto nevvero… maratona ogni anno, ultra maratona, triathlon, 10 km ogni giorno… ovviamente ognuno ha un valido motivo: star bene, dimagrire, trovare una nuova dimensione, liberare endorfine.. oppure semplicemente perché la corsa fa stare bene.
E nel farlo, ha comunque il coraggio di raccontarlo per quello che è per una persona della sua età e del suo "limitato" fisico normale. Come quando scrive "Man mano che avanzo negli anni, sono diventato sempre più bravo a compensare le carenze. Come quando si apre il frigorifero, si prende quel poco che resta e ci si mette a cucinare qualcosa come si può e nemmeno tanto male. Ci si accontenta di quel che c'é. Perché si è già fortunati che rimanga ancora qualcosa."
Anche perché l'avanzare degli anni viene vissuto con sofferenza e fatica, al punto da fargli dire "A un certo punto della nostra vita, quando abbiamo veramente bisogno di risposte chiare, chi viene a bussare alla nostra porta di solito è qualcuno che ci porta cattive notizie".
Ma forse la corsa è tutta una scusa. Anche perché, per sua stessa ammissione, "spesso le cose che hanno veramente valore si ottengono attraverso gesti inutili".





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