venerdì 2 marzo 2018

La valle del terrore

Magnus é sempre Magnus: Disegnato con cura maniacale é da leggere sia per la trama (gradevole) che per il tratto, tutti i personaggi assomigliano al gruppo TNT. A capo dei vendicatori mi sarei aspettato il Numero 1. Così scrivevo su Anobii a Marzo del 2011.
Certo è che, nel gran viavai di disegnatori, fumettisti e fumettari, alcuni anche di grande pregio internazionale, quella di Magnus, è una matita che lascia il segno. E non un segno qualsiasi... Ogni singolo dettaglio è studiato e soppesato... se pensiamo che questo episodio è costato 7 anni di lavoro (pur con tutte le pause del caso) abbiamo di fronte un piccolo capolavoro. Da conservare assolutamente e godere, pagina per pagina... vignetta per vignetta.... La storia poi, non è da meno. Quella di Victor Sutter, prende spunto da un fatto realmente accaduto, salvo poi romanzare parecchio ed in ogni direzione... i cinesi, il castello, i combattimenti... tutto all'altezza di una storia che tiene incollati sino alla penultima riga... L'ultima, come oramai siamo abituati da sempre, è un lieto fine.

 
 "Nonostante la totale disponibilità dimostrata nel rispettare fino in fondo l'anima vera del più classico Tex. La Valle del Terrore è comunque - e non poteva essere altrimenti - un'opera completamente, irresistibilmente Magnusiana (da Magnus).
Insomma, a dispetto di tutte le premesse, in ognuna delle duecentoventi quattro tavole che compongono questo volume, i lettori vecchi e nuovi avranno la sorpresa di scoprire una ulteriore, straordinaria evoluzione di quello stile in continuo cambiamento, con cui il "papà" di Kriminal e Necron aveva costruito la sua oramai trentennale carriera.
Dovunque, infatti, compaiono i "segni" inconfondibili dell'arte di Magnus: prima di tutto, la sua capacità di ricreare la forza degli elementi (la pioggia, il vento, i fulmini, le nuvole, lo stupefacente nitore di una notte stellata) e la complessa armonia degli spazi, siano essi aperti o chiusi, fitti di trappole, di passaggi segreti e zone d'ombra che nascondono minacce mortali; poi l'abilità quasi freudiana di visualizzare le passioni (il rancore, la perfidia, l'ironia, l'esitazione, la crudeltà, la paura), disegnandone ogni sfumatura sul volto dei personaggi; infine , il piacere di rappresentarne, senza pregiudizi né tabù, l'infinita varietà fisiologica degli esseri umani, senza dimenticare di inserire nel mucchio l'immancabile omino dal naso grosso in cui, da sempre, Magnus aveva preso l'abitudine di ritrarre sé stesso e che ormai era diventato il suo inconfondibile marchio di fabbrica.
La Valle del Terrore non è soltanto un thriller dai contorni esotici e dalle inattese venature onorifiche, ma anche e soprattutto una perfetta macchina narrativa, che ricorda da vicino i popolarissimi e indimenticabili Feuilleton ottocenteschi.
E' un girotondo di spietati torturatori e di altrettanto letali dark ladies; un continuo rincorrersi di insidie ed agguati, un colossale cinematografico intrico di scene - madri, una più spettacolare dell'altra, progettate nei minimi dettagli con la forza, ma forse dovremmo dire con l'ostinazione di chi ha deciso di raccontare ogni emozione per ogni istante della vita, fino all'ultimo respiro".
 
 
 
 
 

 

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