sabato 18 giugno 2022

La nobiltà della sconfitta


 "Il nostro mondo, violento e feroce come vuole la lotta per la sopravvivenza è il dominio, venera il successo, e i suoi eroi sono gli uomini e le donne che fanno fatto trionfare la loro causa",
Nella complessa tradizione  giapponese esiste però un altro tipo di eroe, la cui carriera si svolge generalmente in un periodo di tumulti e guerre e che rappresenta l'antitesi assoluta dell'etica del successo.
E' l'uomo al quale la profonda onestà vieta le manovre e i compromessi tanto spesso necessari alla gloria terrena.
Durante gli anni giovanili, il coraggio e l'energia lo spingeranno rapidamente in alto, ma l'eroe è per natura votato alla causa perdente e conoscerà ineluttabilmente la sconfitta.
Lanciandosi nel suo doloroso destino sfida i dettami della convenzione e del buon senso fino al momento estremo in cui sarà sconfitto dal nemico, il "superstite vincente" che con la sua politica spregiudicata e realistica riesce a imporre un nuovo, più stabile ordinamento del mondo".
in questo brano, tratto dalla prefazione a "La nobiltà della sconfitta", Ivan Morris, uno dei più autorevoli studiosi inglesi di culture asiatiche ha sintetizzato il senso del suo più celebre libro.
In effetti, "La nobiltà della sconfitta" racconta la tragica vita di nove personaggi storici, i quali affrontarono imprese disperate e finirono per essere annientati, nonostante grandi risorse di coraggio e determinazione, da forze ad essi superiori.
Diversamente dagli eroi vittoriosi del mondo occidentale, questi uomini solitari si schierarono, per un inevitabile destino personale, dalla parte degli sconfitti, e terminarono la loro vita in esilio, da fuggiaschi o braccati o nell'apoteosi del suicidio rituale.
Tra gli eroi di cui il libro tratteggia la biografia, incontriamo un principe diciannovenne, Arima no Miko, vittima di un intrigo di corte che per alcuni aspetti ricorda la fine dell'Amleto Shakespeariano; un samurai fuorilegge, Minamoto no Yoshitsune, perseguitato e ucciso dal fratello maggiore; Amakusa Shiro, enigmatico adolescente che capeggiò l'insurrezione di cristiani giapponesi; e il maestoso Saigo Takamori, catalizzatore della restaurazione imperiale Meiji.

La simpatia per il perdente, connotazione pressoché sconosciuta nella cultura occidentale, trova ampia eco in quella orientale e, nello specifico, in quella Giapponese.
Ne è una riprova questo interessante testo, che tratteggia le vite e la fine di alcuni "anti-eroi" della storia giapponese... al netto dei racconti allegorici e del mito, resta sin dal principio, l'immagine di persone che seppero mettere in gioco tutto, pur sapendo sin dal principio di essere perdenti, ma sapendo che più di tutto era importante essere nel giusto e agire per il bene.
La Storia li ha ricompensati postumi, donando loro onori e fama imperitura.

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