domenica 22 settembre 2019

Babij Jar

"Dio sia lodato, é finito questo regime di pezzenti" dice nonno Semerik, che il potere sovietico lo odiava con tutta l'anima, quando i tedeschi occupano Kiev nel settembre del 1941.
"Ora si comincia a vivere" Tolik ha solo dodici anni, ma non gli ci vorrà molto per capire che le speranze del nonno sono vane.
Ben presto Babij Jar, il burrone nei pressi di Kiev, diventerà la tomba della popolazione ebraica, e poi di zingari, attivisti sovietici, di nazionalisti ucraini, dei calciatori della Dinamo che si sono rifiutati di farsi battere dalla squadra delle Forze Armate tedesche, di chiunque abbia rubato del pane.
E mentre da Babij Jar giunge senza tregua il crepitio delle mitragliatrici, mentre gli attentati organizzati dagli agenti della NKVD devastano la via principale e persino la venerata cittadella - monastero, mentre cominciano le deportazioni verso la Germania, Kiev si trasforma in una città di mendicanti a caccia di cibo.
Per Tolik, che aveva conosciuto la terribile fame staliniana, non potrebbe essere più chiaro: tedeschi e sovietici si stanno scontrando "come il martello e l'incudine" e in mezzo ci sono i poveri diavoli - e lui, in preda ad "un mare di disperata angoscia animale".
L'unica via d'uscita è assecondare la furibonda vitalità che lo pervade, ricorrere ad ogni espediente per sopravvivere in barba a tutto, crescere.
Crescere per odiare chi trasforma il mondo in una prigione, in un "frantoio per pietre", per denunciare violenze e menzogne.
Anche le ultime, atroci: dopo la liberazione di Kiev, Tolik e sua madre, in quanto "persone vissute sotto l'occupazione", verranno marchiate come "merce di terza scelta" e il massacro di Babij Jar cancellato. (tratto dal libro).

 
Riprende molti dei temi tracciati da Vasilij Grossman in "Vita e Destino", questo bellissimo testo.
La Stalingrado, qui la Kiev Ucraina… gli attori? Gli stessi: ebrei, russi, nazisti, gente dell'est e dell'ovest.. ed in mezzo una terribile guerra. Laggiù un teatro di guerra, qui le retrovie, non meno feroci, non meno spietate e mortali…
La differenza però c'é e si legge… quando tutte le cose terribile che accadono, viste da un ragazzino di dodici anni, vengono trasformate e a tratti ci fanno sorridere, a dimostrazione che anche nello strazio più assoluto, la vita prosegue, come un erbaccia infestante… non vuole cedere il passo. Sono andato (virtualmente a Kiev) ed ho trovato il sito e, per fortuna un monumento a ricordo della terribile tragedia. Testo da leggere assolutamente.
 
 

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