domenica 26 maggio 2024

Bianco


Per Sylvain Tesson la vita è movimento.
Nell'arco di quattro inverni, accompagnato dall'amico Daniel Du Lac, vincitore della Coppa del Mondo di Arrampicata, guida alpina di alta montagna, pioniere di vie estreme, compie con gli sci la traversata delle Alpi, da Mentone, sulla costa francese, fino a Trieste, passando da Italia, Svizzera, Austria e Slovenia.
Ai due viaggiatori, si aggiunge poi Philippe Rémoville, entusiasta alpinista incontrato in un rifugio.
Insieme hanno così percorso 1.600 km e superato 60.000 metri di dislivello.
Ogni singola giornata è una sfida contro il freddo e la fatica; le soste nei rifugi diventano occasione per conoscere personaggi indimenticabili, da un canonico dell'Ospizio del Gran San Bernardo al figlio dello studioso Jean Starobinski, guida alpina ed esperto del mondo dell'arte.
Immerso in un panorama che racchiude una forza selvaggia e una potenza trascendentale, Tesson si confronta con la bellezza e con il vuoto, con lo sforzo fisico e mentale, col silenzio della natura e il costante rumore di fondo del cervello al lavoro.
Vivere lo slancio del gesto perfetto e la mortificazione di una caduta, riposare in rifugi vuoti a disposizione degli alpinisti solitari, scoprire che il vero lusso non sta nella raffinatezza di un oggetto o nell'abbondanza dei piaceri, ma nella minestra dopo la fatica, nella contemplazione di un fuoco dopo il gelo: "il lusso consiste nella cessazione dello sforzo. Il lusso è compimento. L'uomo alle prese con la montagna, con la luce infinita delle Alpi, scrive Tesson, non migliora, non si redime, non si trasforma".
"Quando raggiunge altezze meravigliose vi trasforma la sua miseria",
Bianco sorprende per lo sguardo privo di arroganza, per l'assenza di ogni fittizia esaltazione.
Non c'é la mistica della solitudine eroica nella natura madre e matrigna, o il culto della purificazione  nell'aria cristallina delle vette.
C'é un solo viaggio, fuori e dentro di sé, e un sogno di bambini, quello di avventurarsi nel mistero del mondo.

Pagina 131 - Tipico delle traversate: un oggetto appare all'orizzonte, sembra irraggiungibile, si avvicina, se ne comincia a parlare, si prosegue, per una sera si dorme ai suoi piedi, l'indomani lo si oltrepassa, ancora un giorno ed è perduto. Come nella vita, tutto si annuncia, tutto arriva, tutto muore. Quel che abbiamo davanti sarà presto finito, e di qui a poco saremo presi dalla nostalgia di qualcos'altro che al momento non conosciamo.

Pagina 186 - Omnia mea mecum porto. "Porto con me tutto ciò che possiedo". cioé i pensieri, i sogni e i ricordi, il vero fardello dell'uomo. La locuzione tanto apprezzata da Cicerone si poteva leggere alla lettera ed applicarla alla montagna.

 Pagina 218 -  Il nuovo ordine produttivo ha istituito la permanenza dell'impermanente. La richiesta di cambiamento ha finito per ossessionare l'umanità. Sempre di più, sempre diversi, sempre altrove. Da qui la necessità di vivere in fretta. Poiché tutto si trasforma, saremo sempre in ritardo. Così minacciati dall'obsolescenzam il risultato non sarà mai soddisfacente: frustazione, risentimento, violenza.

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