"Umano, poco umano" di Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti è un saggio elegante e accessibile che rilegge l'eredità di Nietzsche alla luce delle inquietudini contemporanee.
Gli autori intrecciano con equilibrio il rigore dell'analisi filosofica - affidato alla competenza di Girgenti - con una scrittura narrativa e immediata, sostenuta dalla voce giornalistica di Crippa.
Ne esce un dialogo a due in cui il pensiero nietzschiano non è semplice oggetto di studio, ma una compagno critico e necessario per comprendere ciò che é, oggi, rischia di diventare "troppo poco umano": la perdita di profondità, la rinuncia alla complessità, l'appiattimento dell'esperienza.
Il libro attraversa i temi classici del filosofo - il superamento di sé, il coraggio del dubbio, la critica alle illusioni rassicuranti - ma li restituisce in una forma vicina al lettore di oggi.
Gli autori mostrano come la tensione tra la nostra grandezza e la nostra vulnerabilità sia ancora il nodo essenziale dell'esistenza: "un poco umano" che ci mette alla prova, rivelando quanto facilmente cediamo alla superficialità e quanto sia urgente recuperare un pensiero più autentico.
Crippa e Girgenti invitano a sostare nella complessità, a diffidare degli slogan che invadono il dibattito contemporaneo, e a riscoprire il valore di una filosofia che non consola, ma apre possibilità.
Il risultato è un testo terso, breve e stimolante, perfetto per chi vuole avvicinarsi a Nietzsche senza filtri e, al tempo stesso, interrogare sé stesso.
Un libro che non fornisce soluzioni, ma accende domande capaci di restituirci - almeno un po' - alla nostra umanità.
Nota 1 - Il cervello è anche la sede della parte razionale dell'anima e quindi non soffriamo solo di un mal di testa, ma anche di un male dell'anima, una psicopatologia; e quindi ci vuole anche una cura dell'anima, quello che Socrate chiama l'incantesimo della filosofia, da affiancare al farmaco di composizione chimica.
Nota 2 - E' una pedagogia inaudita: non verso un pais da tirar su, ma verso una macchina da aiutare a crescere. Diamo cultura e nozioni a un'intelligenza aliena e riserviamo a noi stessi il ruolo di pigmalioni digitali, nell'aspettativa di non essere del tutto sopraffatti e di mantenere qualche possibilità di intervento di controllo. Questo suona come una dichiarazione di resa anticipata.
Nota 3 - Dobbiamo fare di necessità virtù. Il progresso non si ferma, ma l'impatto dell'IA sulla nostra intelligenza cu chiede uno sforzo di introspezione: dobbiamo capire chi siamo per difendere la nostra identità.
Nota 4 - Le sacre mura della cittadella interiore che dobbiamo difendere proteggono il turbinio di passioni, il disordine di affetti che ci agitano e ci fanno gioire e soffrire. L'umano é qui. Dove sono i difensori di questo perimetro sacro?
Nota 5 - Tuttavia, ormai non siamo più sull'orlo del precipizio, perché siamo già precipitati.
Nota 6 - Socrate diceva che la cosa più importante che ogni uomo può fare è prendersi cura della propria anima, prendersi cura della propria anima, prendersi cura di sé della propria anima, prendersi cura di sé, perché la psyche é il centro stesso dell'Io cosciente, la capacità di pensare e di ragionare, e poi anche di prendere decisioni libere.
Nota 7 - Scienza, politica e religione tendono necessariamente a irrigidirsi e a sclerotizzarsi, la scienza in scientismo, la politica in totalitarismo, la religione in dogmatismo; a questo punto, la possibile terapia è proprio il ritorno all'impulso originario che pure le aveva generate: il dubbio, la domanda, il non sapere, l'ironia, la ricerca sincera, il porsi in ascolto, il vivere nella verità.
Nota 8 - Vincere è convincere. così dice ripetutamente il Socrate Platonico.
Nota 9 - L'ironia prepara la maieutica, cioè il parto della verità, mentre la parrhesia finisce con un aborto della verità, che viene sbattuta in faccia all'interlocutore, senza che questi possa accoglierla positivamente in alcun modo.
Nota 10 - La mitologia antica ci ha trasmesso la leggenda secondo cui Dedalo era in grado di costruire macchine semoventi, autentici robot ante litteram per il re Minosse.
Nota 11 - La mediazione della tecnologia toglie la carnalità del convivio e la personalità dell'incontro.
Nota 12 - Del resto, anche Platone nel Simposio sosteneva che quando due amanti giacciono insieme non è tanto il piacere che deriva dall'unità dei due corpi, quello a cui aspirano - e nemmeno vogliono quella fusione totale che il dio Efesto potrebbe loro donare fondendoli nelle sue fornaci - bensì aspirano a qualcos'altro, che sentono ma che non riescono ad esprimere a parole, poiché si tratta di qualcosa di enigmatico e oscuro.
Nota 13 - La sessualità é il luogo dello stupore. Ci lasciamo sorprendere dall'Altro e dal nostro desiderio senza sapere esattamente come potrà svilupparsi l'incontro, e questo grazie alla presenza irriducibile dell'Altro che ci rivela ciò che ci manca.
Note 14 - L'Aristos, termine greco che significa "il migliore", ha solide fondamenta per Eraclito: o è il migliore sul campo di battaglia, e quindi é un'aristocrazia guerriera, o è il migliore per intelligenzxa e quindi è una nobiltà d'animo.
Note 15 - Aristotele diceva che dell'educazione le radici sono amare, il frutto è dolce.
Note 16 - J.M. Keynes - "Nel lungo periodo siamo tutti morti".
