venerdì 5 settembre 2025

Punta Valgrande e tante altre ravanate


Comincia, come cominciano tutte le storie di montagna. Lasciata l'auto, abbandonate le certezze quotidiane, io,il mio corpo, il mio zaino, cominciamo a salire e a prendere contezza delle nostre capacità: mentali, fisiche, di respiro, di sopportazione... avrò preso tutto, riuscirò nell'intento, andrò qui oppure là?.. intanto salgo... e mentre mi avvicino a toccare il cielo la fatica è ricompensata dalla visione del basso, della valle lasciata a favore delle creste.


Alzandomi, il panorama si allarga e la presenza umana si dirada sino a sparire... per molte ore non incontrerò nessuno.. a favore di una introspezione personale, un fare i conti solo con me stesso, un dosare le forze non solo per salire, ma come molte volte ho imparato a mie spese, anche per scendere..
Ci si fa più male scendendo che salendo.. si è più stanchi, si è meno concentrati.. e la discesa per sua natura è infida, prevedendo l'applicazione delle consuete leggi di gravità che ognuno di noi avrà sperimentato essere invariabili ovunque ma molto più tenaci in discesa.


E' con questi pensieri che raggiungo il Passo del Croso, una bocchetta ad oltre 2.400 metri che lascia alle spalle la valle e lascia intravedere la meta di oggi: la bastionata e la Punta del Teggiolo ad oltre 2.845 metri.. una sassosa cima che prelude al confine svizzero.


Nessun animale, nessun umano, nulla. la salita lenta fa apprezzare il mutare della vegetazione a favore delle praterie alpine e delle sassaie sovrastanti.. pietre mobili.. che ad un caro amico in passato hanno fatto dire "cime in movimento, forse più mobili di noi che le percorriamo"...


mentre i pensieri rotolano a valle, io salgo.
l'aria diviene rarefatta e fresca... il respiro si accorcia ma l'animo ne guadagna... si suda per la fatica ma la mente si amplia. piano piano penso ad altro.. vedo le cose, le rocce, i declivi, le altre cime.. abbraccio il mondo e ne faccio parte... la valle giù in lontananza sembra un termitaio fatto di persone che inseguono le loro quotidianità.. e io ringrazio chi mi ha permesso di godermi questo momento.



gli spazi si aprono, tracce nel terreno consentono di sbirciare altrove



spariscono gli alberi.. e le praterie si aprono


tante volte ho paragonato la verticalità e le terre alte, ai deserti desolati... ed in effetti che cosa è una parete da scalare, se non un deserto verticale ove ci sei tu, il tuo zaino (unica appendice alla civiltà), le tue gambe, il tuo fiato, la tua intuizione? 


In quegli spazi ti viene chiesto di intuire. Ti viene chiesto di prevedere, di risparmiare risorse per raggiungere una meta... gironzolare non è ammesso... che ci crediate o no.. la natura, regala belle visioni, ma non dona null'altro. Immerso nel nulla, circondato da pietre e praterie, spesso a corto d'acqua ci rendiamo immediatamente conto che le priorità sono altre.


ecco la mia meta.. ora la vedo.. sembra così lontana.. eppure





la bastionata è di una bellezza mozzafiato.. ogni volta mi si para davanti come un enorme muro scuro a chiedere rispetto e riflessione... le luci ed i colori.. le nuvole... tutto contribuisce a rendere magico il luogo ed il momento


anche il caldo lascia spazio ad una piacevole brezza che fa respirare... e con il fresco anche la lucidità se ne avvantaggia.




ecco di fronte a me la bastionata di cui si coglie l'accesso (a destra nella foto) una scaletta naturale che porta al pianoro superiore... la massa di detriti sottostante è enorme ed in continuo movimento... la risalgo e mi ritrovo in un ulteriore spazio.. silenzioso (qui incontro un camoscio).. e ampio.

superata la bastionata, ecco scorci incredibili sulle valli sottostanti..


finalmente si intravede la croce che indica la cima... la raggiungo.. e da lì il panorama si apre.


Libro di vetta.. due righe per ricordare il mio passaggio.. una foto di insieme e una enorme panoramica a sugellare questa meravigliosa giornata...


La vista è impagabile.. dal monte Leone, al lago d'Avino, alle cime verso l'Alpe Devero, il Cistella onnipresente.. la val di Vedro e tutta la bastionata verso la val Bognanco... si resta senza parole

Ed ora la parte del "ravanage"... si tratta di scendere e decido di cambiare itinerario.. fare un anello già immaginato ma tutto da realizzare... dall'alto è tutto semplice.. vedi la meta là in fondo e quindi scendi più o meno diritto... ma dopo un bel tratto la montagna ti riporta alla realtà... con un primo canalone impercorribile per salti rocciosi... risalgo.. ne affronto un secondo.. stessa sorte... stanco e assetato comincio a temere di dovermi rifare tutta la salita e riprendere la via dell'andata... quando.. sotto di me vedo due camosci con un piccolo che attraversano una pietraia... se sono saliti loro.. io posso scendere... e così è alla fine trovo un imbocco tra due rocce e subito sotto un evidente canalino (ci troverò poi tracce lasciate dall'uomo) e segni di transito... e pur non in modo agevole, giungo nelle sottostante area valliva... secca e asciutta come non l'avevo mai vista... ora è tutto un sali e scendi verso il passaggio delle Possette.. e da lì verso l'auto... una cavalcata incredibile e una soddisfazione impagabile.. 
dimenticavo l'immersione delle gambe in una gelida fontana.. che gioia!









 

Punta Valgrande e tante altre ravanate