Dopo L'uomo lupo e The Wolfman ecco il turno di "Wolf, la belva è fuori" bel film in stile anni novanta, diretto da Mike Nichols e con il trio Nicholson, Pfeiffer, Spader in gran spolvero... senza dimenticare altri due ottimi attori: Richard Jenkins e Christopher Plummer.
E' forte il cambio di registro, rispetto ai precedenti episodi. Mentre "L'uomo Lupo" è fondamentalmente una storia d'amore, il raffronto più interessante è tra "The Wolfman" e "Wolf".
Oltre al periodo storico. Qui siamo negli States rampanti degli anni '90, la, viceversa, nel Galles dell'Ottocento. Vi sono proprio differenti approcci al "problema lupo"... Qui, totalmente scambiato per malattia curabile con pastiglie e cure mediche (è certamente stress...), mentre nel secolo precedente era gestito con l'uso smodato del manicomio e delle pratiche disumane di quell'istituzione.
In attesa del protocollo Garavaglia, il povero Talbot viene sballottato in mani sadiche, mentre qui, in una città superaffollata, tutto si cura con veloci ricette a base di pastiglie e punture...
Che dire poi della mutazione? Benicio del Toro si trasforma in un vero e proprio mostro... mentre Nicholson ha delle mutazioni tali che a volte, non è chiaro se è lui che si è mutato in lupo o viceversa... demandando al suo viso demoniaco ed a balzi olimpionici ogni altro elemento di sorpresa... divengono così divertenti gli intermezzi, ove il nostro, con i sensi fortemente ampliati, riconosce alcolismo, pettegolezzi, tradimenti e ogni genere di mediocrità umana...
Se ci pensate, in fondo, il vero mostro non è lui... ma l'insieme di esseri che sopravvive in una società corrotta e opportunista... e non è un caso che "la belva è fuori". E' quella belva che non accetta compromessi e che vuole prendersi, combattendo, ciò che crede suo. E ancora più amaro appare, l'emergere dei sentimenti di un uomo di mezza età, confuso, deluso ed in cerca di un nuovo inizio...
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