Prosegue la recensione di libri, letti tanti anni or sono. Di cui spesso non ricordo nemmeno più la trama ma, al solo riapparire - e questa è la vera particolarità - si collegano automaticamente a ricordi perduti. L'apparire della copertina, la lettura del titolo... hanno la stessa potenza dei profumi, degli odori... capaci di farsi varco nell'apatia del cervello... nel suo dimenticare selettivo, cattivo, indifferente alle nostre passioni... e di riaprire lo scrigno, di riprendere un filo arrotolato, il percorso abbandonato e mai ripreso... Questa idea di riportare su questo spazio le vecchie letture, era partita un poco per caso, un poco come scommessa... forse come volontà di utilizzare le schede in cartoncino... ed invece sta diventando altro... un ritrovare vecchi amici.
"Nel Medioevo leggendario del cattolicesimo monastico si snoda la storia dell'amicizia fra il dotto e ascetico Narciso, destinato a una brillante carriera religiosa al riparo dalle insidie del Mondo e della Storia, e Boccadoro, l'artista geniale e vagabondo, tentato dall'infinita ricchezza della vita e segretamente innamorato anche della sua caducità.
Ripercorrendo una della epoche storiche che più gli erano congeniali, Hesse torna a riflettere sul tema, centrale nella sua poetica, del contrasto fra natura e spirito, fra eros e logos, fra arte e ascesi, alla ricerca di una loro possibile integrazione.
Narciso e Boccadoro (1930) che è stato uno dei maggiori successi di Hesse, a dispetto delle riserve espresse dalla critica più recente, pone al lettore, in una accattivante, limpida fusione di favola simbolica e romanzo picaresco, i medesimi inquietanti interrogativi sulla condizione dell'uomo contemporaneo, che le altre opere dello scrittore, in particolare il lupo della steppa, affrontano nelle forme ardite e dissonanti della modernità".
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