martedì 12 settembre 2017

La giostra dei criceti

"Siamo carne da cannone" aveva detto René. Era vero. Carne da cannone. Gente che muore senza un senso, senza un'utilità. Che ha vissuto senza sapere, e senza sapere se ne va.
Quattro malavitosi della più squallida periferia romana fanno una rapina che finisce nei disegni complessi della criminalità che conta.
Parallelamente un'organizzazione di altissimi funzionari dello Stato ordisce un folle piano "Anno Zero" per eliminare il problema delle pensioni.
Sono i due ingranaggi irrazionali, quanto brutali nella loro efficienza, che muovono la giostra dei poveri idioti di vari livelli - dal piccolo criminale al boss camorrista, dall'inquietante generale all'alto burocrate, dall'impiegato dell'INPS che si sente giustiziere alla fantastica ragazza innamorata - tutti in lotta contro il loro destino insensato.
Tragico e comico, noir che si scioglie in limpida e commovente poesia, thriller che offre lo spaccato di una società senza cuore, questo è il secondo dei molti romanzi pubblicati da Antonio Manzini.
Con la giostra dei criceti siamo all'origine del suo avvincente modo di intrecciare storie; della sua prosa priva di ornamenti ma sorprendentemente musicale; soprattutto di quel pessimismo senza illusioni e di profondo amore che caratterizza il Rocco Schiavone dei romanzi successivi. (dalla seconda di copertina).
 
"Era la quinta volta che finiva dentro. Ai tre mesi che la condizionale gli aveva abbonato e che ora gli toccava scontare, doveva aggiungere la rapina a mano armata. Almeno 7 anni. Sarebbe uscito quasi cinquantenne. E la vita era scivolata via così. Uno slittino su un pendio innevato, che non fai in tempo a sentirlo passare, e quello è già un puntino a fondovalle".
 
"Adele era la vecchia del quinto piano. Sorda come una roccia e cattiva come un serpente a sonagli".
 
Una storia in cui, per un verso o per l'altro, tutti si conoscono o sono legati da qualcosa: paura, parentela, vicinanza di quartiere, affari loschi, lavoro, interesse, amore... Una storia però in cui nulla si salva: amore, odio, amicizia, affari, parentela... nel nome di un interesse personale o di parte che una volta stretto tra le mani, dona più grattacapi che vantaggi...
 
Ogni pedina si muove autonomamente ma all'interno di un quadro complessivo che disegna il risultato finale... ogni criceto (perché di questo si tratta) crede di essere fuori da questa logica, ma poi finisce per cascarci in pieno e pagarne le conseguenze, sino in fondo.
Anche nel momento di massimo successo, ogni evento è segnato da umorismo o pietà per una vita (quella dei personaggi) di fantozziana memoria... anche i momenti più intimi o più personali sono attraversati da pensieri, desideri, odi che scuotono l'intero impianto narrativo, facendo capire come l'essere umano non riesca in alcun modo a placare l'animale che lo guida...
Ottimo romanzo, divertente e triste, avvincente e pensieroso... una scrittura fluida che si legge in un soffio.

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