"Che cos'é l'andare in montagna senza la conquista della cima?
Un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare.
Questo libro è un taccuino di viaggio, ma anche il racconto illustrato, caldo, dettagliato, di come vacillano le certezze col mal di montagna, di come si dialoga con un cane tibetano, di come il paesaggio diventa trama del corpo e dello spirito.
Perché l'Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è una montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra.
Per affrontarla serve una vera spedizione, con guide, portatori, muli, un campo da montare ogni sera e smontare ogni mattina, e soprattutto buoni compagni di viaggio.
Se è ver che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, il senso di lontananza e di esplorazione rinsalda le amicizie.
Le notti infinite in tenda con Nicola, l'assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il saliscendi del cammino in alta quota, l'alterità dei luoghi e delle persone incontrate.
Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza". (tratto dal libro).
Di Paolo Cognetti avevo già letto "Le otto montagne" e sinceramente non mi aveva fatto impazzire… romanzi di montagna e romanzi di formazione ne ho letti tanti… e ve ne sono di molto più belli, coinvolgenti, profondi.
Leggo volentieri questo nuovo testo (prestatomi da Alessandra) incentrato sul viaggio fatto dallo scrittore in Himalaya.
Decisamente più personale, più profondo, più ricercato nella scrittura… c'é però per me un grosso ostacolo… arrivo dalla lettura del testo "La montagna vivente" di Nan Shepherd, scrittrice scozzese che, pur non muovendosi mai dalle sue terre, è riuscita a racchiudere l'essenza dell'andare in montagna, del vivere di montagna e di terre alte, tra le righe di un testo poetico e unico.
Sarà per questo che, pur apprezzando lo sforzo, non riesco a far mio quest'ultimo… non riesco a farmi coinvolgere… che dire? Eppure di precedenti di cui innamorarsi, da cui scopiazzare, ve ne sono… uno per tutti, il mai superato "In Patagonia" di Chatwin. La si cercava il mitico Milodonte... qui il più reale ma sfuggente leopardo delle nevi, seguendo i racconti dello scrittore Peter Matthiessen.
Un pregio del libro? l'incipit… "Sul finire del 2017, e del mio quarantesimo anno di vita, partii con alcuni compagni per la terra di Dolpo…" con un inizio così puoi andare dove vuoi (dal punto di vista letterario…) ma il vero risultato di questo viaggio è lo scoprire l'ovvio…, ovvero che non vi è viaggio più importante di quello che, ognuno di noi deve compiere per trovare sé stesso… per trovare quei valori, ideali, sogni e speranze che ne fanno univocità, particolarità e gli fanno esprimere alla fine dei suoi giorni: "ho vissuto".
Nessun commento:
Posta un commento
Niente parolacce, né!