Centomila gavette di ghiaccio tratta dell'esperienza bellica del sottotenente medico Italo Serri (pseudonimo di Giulio Bedeschi) durante la Seconda Guerra Mondiale.
Inizialmente assegnato al II Battaglione dell'11° reggimento fanteria, Divisione Casale, combatte prima in Grecia.
Con questa unità, nei mesi di luglio e agosto del 1942, Serri viene inviato sul fronte russo dove partecipa alle operazioni dell'ARMIR.
Il 17 dicembre 1942 l'offensiva sovietica denominata Piccolo Saturno travolge le divisioni italiane e tedesche schierate sulla destra del Corpo d'Armata Alpino.
Per turare la falla apertasi nello schieramento, la Julia viene tolta dal Don e schierata in aperta campagna inquadrata nel XXIV C.A. Tedesco.
Verso la metà di gennaio del 1943 scatta un'ulteriore offensiva sovietica che in pochi giorni accerchia l'Armir.
Inizia così una penosa ritirata a piedi.
Si formano due principali colonne lunghe decine di chilometri che si muovono dai 10 ai 30 km al giorno, per ripararsi durante la notte nelle isbe.
Finalmente il 27 gennaio 1943 il comando della Tridentina uscì dalla sacca.
Dopo l'uscita dalla sacca, essendo il fronte ancora instabile fu necessario percorrere a piedi ancora molti km per essere infine soccorsi. (tratto da Wikipedia).
"Centomila gavette di ghiaccio", non con questa copertina, ma con quella bianca, Edizione Mursia, fu un acquisto - presso la libreria Grossi di Domodossola - allora mia unica fonte di lettura (stiamo parlano del 1983-1984), per tale acquisto venni rimproverato da un amico, maledetto tossico, poi morto… che mi dette del militarista… io francamente non capivo di quale terribile reato mi fossi macchiato e lo mandai bellamente a fare in culo.
La guerra non è bella, ma la si legge volentieri… forse per capire quali dinamiche ci accompagnano nel momento del pericolo, quali risorse segrete riusciamo a far emergere dal nostro io più recondito, di quali nefandezze e di quali azioni di bontà facciamo sortire di fronte alla prova estrema.
Inutile nascondere poi il mio interesse per le azioni collettive, ove il genio, la fortuna, il caso, fanno la differenza tra la vittoria e la disfatta… ove migliaia di uomini dipendono da chi le comanda e, a seconda del caso, divengono eroi, forti conquistatori o semplici fantaccini sacrificabili… Tragica azione la guerra, sempre vicina all'essere umano, sin dal suo apparire, sempre più attrezzata e tecnologica, ma non per questo meno primitiva e feroce delle origini… La storia narrata mi aveva colpito, non comprendendone appieno la portata e la dimensione… capita solo recentemente grazie al libro su Stalingrado letto recentemente e qui richiamato.
La vita è costruita su molti momenti: ciò che ci aspettiamo, ciò che viviamo, ciò che ricordiamo.
L'avanzare degli anni, sostituisce il primo periodo all'ultimo… forse è un bene, forse un semplice imbroglio... forse dovremmo vivere nel mezzo… al momento, senza alcuna idea preconcetta e senza alcun ricordo… oppure no. "Centomila gavette di ghiaccio" ha segnato la mia infanzia… sia per che a causa di… forse più per quel rimprovero che a causa del contenuto… chi lo sa? scherzi della memoria.
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