martedì 12 febbraio 2019

Poco o Niente

C'é una paura nuova che leggo negli occhi di molte persone.
E' il timore di ritornare poveri, di andare incontro a un futuro difficile, di non sapere quale sarà il destino dei figli.
Qualche anno fa, non era così.
Ma in questo 2011, tutto è cambiato in peggio.
La grande crisi economica e finanziaria ci ha messi di fronte a una realtà che nessuno immaginava: la nostra società é fragile e il benessere che abbiamo conquistato potrebbe svanire.
Torneremo poveri come erano i nostri genitori e i nonni?
Questa incognita mi ha spinto a ricordare l'epoca che ha visto nascere e crescere fra mille stenti mia nonna Caterina Zaffiro e mio padre Ernesto, uno dei suoi figli.
Lei era nata nel 1869 nella Bassa Vercellese, in una famiglia di contadini strapelati.
Andata in sposa ad un bracciante altrettanto misero Giovanni Pansa, rimase vedova a 33 anni con 6 bambini da sfamare.
E' la sua via a farmi da guida nel racconto dell'Italia fra '800 e '900 quello che il lettore troverà in Poco o Niente.
Era un mondo feroce, dove pochi ricchi comandavano, decidevano tutto e si godevano le figlie dei miserabili.
I poveri erano tantissimi, venivano messi al lavoro da piccoli, poi l'ignoranza li spingeva a comportarsi da violenti.
Anche con le loro donne, costrette a partorire un figlio dopo l'altro, oppure ad abbandonare una famiglia brutale diventando prostitute.
Le campagne succhiavano il sangue dei braccianti, condannati a patire la fame.
Le città erano un inferno, in preda alle malattie e, torme di bambini cenciosi vivevano sulla strada mendicando.
Poco o Niente è il ritratto del nostro passato e un monito per il futuro che ci attende, pieno di incognite.
Ci farà tremare e sorridere perché la vita è fatta così. (tratto dal libro).
 
 
Forte delle conoscenze storiografiche, derivanti dai precedenti lavori editoriali, dedicati al periodo storico a cavallo tra le due guerre mondiali, Giampaolo Pansa ci intrattiene con un ritratto di un'epoca, quella contadina, che se per alcuni appare una parentesi felice e bucolica (alla Mulino Bianco per intenderci) nella realtà dei fatti era schiavitù, ignoranza, violenza e fame.
Questo lo spunto, cui fare un collegamento con la recente crisi economica (il testo è del 2011) e farci capire cosa potrebbe succedere alle nostre fragili società capitaliste e ignave… resta interessante.
 
 



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