martedì 20 marzo 2018

Point Lenana


Contiene tanti e tanti richiami di libri letti, di personaggi a me noti, alcuni conosciuti personalmente (penso a Cassin), a storie, luoghi ed avvenimenti già affrontati in altri libri... quindi è stato per molti versi un piacevole ripercorrere strade conosciute.
Poi c'é la Storia, quella maiuscola, che io amo. Qui ho rivisto vecchie vicende a cui si sono aggiunti elementi a me poco noti o sconosciuti... ad altri già visti.
Infine la narrazione.... Ben fatta davvero, che affronta le vicende di un tratto di Nazione (Trieste e immediati dintorni) facendo capire tante tante cose.
Devo dire la verità, ci ho messo un poco a digerire il tutto... forse perché non riuscivo a capire la necessità delle continue digressioni. Come dice Sjoberg, scrivere è costruire un traliccio su cui far crescere l'albero della tua storia... occorre prestare attenzione affinché il sostegno non sia più grosso dell'albero... ne verrebbe soffocato... a tratti ho temuto il soffocamento... ma piano piano, con estrema pazienza (e senza mai annoiarmi) il tutto mi è apparso più chiaro.
Certo, manca totalmente la storia dell'ascesa. Forse perché narrata in altri testi... Però almeno un accenno... a tratti mi è sembrata la Domenica Sportiva senza visione dei campi di gioco... non so se mi spiego....
Lo rileggerei? Credo di si. Grazie ad Alessio per il suggerimento.
 
Questo era il post pubblicato ieri. Oggi ho pensato di integrarlo, perché come è noto, "la notte porta consiglio"... è la prima volta che incappo nel termine "afascista" e ve ne voglio parlare... Tutto il racconto, il suo dilungarsi, il raccontare eventi e storie che fanno da contorno alla vita di Felice Benuzzi, funzionario dello Stato Italiano fascista, poi ambasciatore della Repubblica Italiana è l'esempio dell'italiano medio, che era fascista, ha goduto dell'esserlo, ha lavorato nella macchina amministrativa, ma non ha mai espresso (questo lo dice il libro) il suo grado di apprezzamento per il potere. E allora, si raccontano piccoli episodi, gli si affiancano amici che, pure loro erano afascisti, ma forse qualcosa di più, per fare in modo che, la scalata del Kenya, non passi per un evento filo-fascista (come venne rappresentato allora) ma per una mera passione sportiva ed alpinistica (mi può andare bene, ma sino ad un certo punto)... così facendo, si sdogana l'evento, si sdogana l'uomo e si narra una bella storia.... Intendiamoci, condivido la scelta di fondo, però così dobbiamo accettare che, tolto poche migliaia di persone, il resto degli italiani era afascista? cioè accettava supinamente, senza applicarsi e senza condividere, le scelte del regime? Può essere... ma tutto questo non depone in loro onore, permette però di raccontare storie, senza correre il rischio di passare a sua volta per filo regime, ed ai lettori di sentirsi nostalgici del Ventennio.... geniale!
 

 
"Una notte africana de 1943, mentre nel mondo infuria la guerra, tre italiani fuggono da un campo di prigionia e scalano il Monte Kenya con mezzi di fortuna.
Diciassette giorni di libertà, incoscienza e fame che morde, per poi tornare ai reticolati e riconsegnarsi ai carcerieri inglesi.
Uno di loro, Felice Benuzzi, racconterà la storia in un libro, anzi in due libri, e già qui si nasconde un mistero.
Chi è Felice? Chi sono i suoi compagni di evasione? Cosa facevano prima della guerra e cosa faranno dopo?
Impossibile raccontarlo senza seguire le scie di molte esistenze, passando dalla Trieste asburgica alla Roma mussoliniana, dalla Cirenaica del guerrigliero Omar Al-Mukhtar alle Dolomiti del rocciatore triste Emilio Comici, dall'Etiopia del turpe generale Graziani alla Nairobi dove morì il Duca d'Aosta, dalle foreste della rivolta Mau Mau alla Berlino della Guerra Fredda, per arrivare infine ai giorni nostri.
O meglio, al 2010, l'anno in cui Roberto Santachiara e Wu Ming 1, inseguono fantasmi fino in cima al Monte Kenya.
Point Lenana è il risultato di anni di viaggi, interviste e ricerche d'archivio.
E' un inchiesta - romanzo, un poema epico in forma di saggio, una scorribanda nel Novecento resa con una scrittura indefinibile e sicura, spesso commovente, a volte crudele".

Nessun commento:

Posta un commento

Niente parolacce, né!

Perché dono