lunedì 22 luglio 2019

Annibale

Quanto pesano le ceneri di Annibale? Si chiedevano i Romani al termine della guerra.
Niente, era la risposta.
Eppure lo spauracchio si trasformò in eroe, l'eroe in mito, e il mito in leggenda.
Ed è questa leggenda che invade il Mediterraneo, fino a lambir le porte dell'Asia.
Quella che ci viene incontro è la storia di un uomo, temuto e rispettato, e dei luoghi che lo hanno reso celebre.
Con una scrittura che rende i fatti storici più contemporanei della cronaca.
Paolo Rumiz si imbarca in un viaggio che parte dalla Sardegna - l'isola che profuma di Oriente - passa per il Rodano, la Trebbia, la leggenda delle Alpi e degli elefanti, l'inferno di Canne, e arriva fino in Turchia, sulla tomba del condottiero.
Annibale non è solo un viaggio nella memoria, è anche attualità - le contaminazioni culturali Occidente - Oriente, la scellerata gestione urbanistica nelle grandi città, l'inutilità della guerra, la globalizzazione, Nord Italia e Sud Italia.
Paolo Rumiz illumina il passato attraverso la forza del mito (mito africano, in fondo, e contro-mito per l'imperialismo romano) e proietta nuova luce sui fatti dei nostri tempi. (tratto dal libro).
 

Un'insana passione mi lega al mitico Annibale. Una passione tale per cui, appena posso mettere le mani su un libro che lo riguarda, eccomi!
Come non ricordare con passione Annibale di Gisbert Haefs, la cui lettura mi commosse fino alle lacrime? Ed ora eccomi qui, di fronte a questo racconto, e che racconto. E di fronte ad un narratore, e che narratore!
Insomma, il racconto di viaggio (che io adoro come genere) alla ricerca di un uomo che è diventato mito, non può che essere eccezionale. Mito, storia, fantasia, sviamenti e verità storiche, negazioni (il negazionismo esisteva anche ai tempi della Roma Imperiale) sono gli inciampi che Rumiz incontra sul suo cammino.
Ma, come sa chi cammina, gli indizi arrivano cammin facendo e si fanno trovare se cerchiamo con attenzione... dalla Sardegna, con il ritrovamento della statua di Astarte, la dea fenicia, la grande madre, la Madonna del tempo antico, poi ripresa nella chiesa della Madonna del Sirai.
O alle credenze di Greci e Cartaginesi… che credevano che i defunti avessero due anime: il Nefesh, capace di volare e allontanarsi subito dal corpo per unirsi al Tutto e il Ruakh, restava nella tomba e spaventava i vivi con le sue apparizioni.. da tenere buona con offerte di cibo e bevande.
Armato dei libri di Tito Livio e di Polibio, il nostro insegue le tracce del Mito, spesso andando ad intuito, perché "il libro è come il padre: ti svezza, ti irrobustisce, ti fa crescere dentro la curiosità del mondo, ma é anche una trappola che ti spinge ad accontentarti delle meraviglie che contiene. Per partire devi talvolta rinnegare il padre, perché non puoi affrontare il mondo col suo peso sulle spalle".
Facciamo così la conoscenza con Surus, l'unico elefante indiano tra gli elefanti africani (più piccoli e meno resistenti), l'ultimo a morire. Surus "il Siriaco" che portò in salvo Annibale durante la malattia, presa durante l'attraversamento delle Alpi.
E che dire delle parole incredibilmente poetiche, pronunciate da Maharbal, capo della cavalleria numidica, dopo la vittoriosa battaglia di Canne? Egli così dichiara: "Seguimi, io ti precederò con la cavalleria, perché i Romani sappiano che sei arrivato prima di sapere che stai per arrivare"... ma Annibale rinuncia (e su questa rinuncia ruota tutta la storia di Roma e dell'intero Mediterraneo, come scritto anche da Livio), non si sente in grado (anche per i pochi uomini disponibili) a prendere Roma… preferisce gli attacchi a sorpresa, continuare la guerra di sfiancamento dei romani sul loro suolo.. scoprendo a sue spese che Roma, la Dominante, non si arrenderà mai.
E che dire dell'evento accaduto nel 211 a.C. quando le legioni romane cercano di stanare Annibale dall'Agro Campano? Lui li aggira, li beffeggia, e si getta come una furia su Roma, "Hannibal ante portas!" Pare che Annibale lanci un giavellotto dentro le mura di Roma… li terrorizza, fa bottino fuori le mura e poi si ritira…
Alla fine, tanti tanti anni dopo, Annibale è costretto a togliersi la vita a causa del tradimento di Re Prusia… lui, oramai vecchio ed inoffensivo… lo stesso anno in cui trova la morte, in esilio, l'altro grande ma dimenticato Scipione l'Africano, tradito anch'esso dalla Roma che aveva difeso così bene.





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