domenica 19 aprile 2020

L'immortale

Se hai guardato tutta (ma tutta) la serie di Gomorra. Se non hai perso una sola smorfia dei cattivi di Napoli, non puoi perderti questo singolo episodio che, riprendendo il titolo dal soprannome del personaggio principale della saga mafiosa mescola sacro e profano, cerca di tirare fuori qualcosa di originale ma... alla fine combina solo un gran casino.
Che la serie fosse oramai sbandata, avesse perso non solo il fascino delle prime due stagioni, ma addirittura un minimo di senso logico, l'avevamo capito da tempo.
Marco D'Amore le prova tutte: con gli occhiali, senza occhiali, con gli occhiali e la sigaretta, senza occhiali e la sigaretta, con gli occhiali e la pistola, senza occhiali e senza pistola, Ciro di Marzio ci racconta la sua storia, quella che gli ha poi appiccicato il soprannome.. dal terremoto degli anni '80 che lo rendono orfano, ai vicoli di Napoli che lo rendono uomo… un violento e tenero assassino… difficile da far albergare nello stesso personaggio… ma veniamo alla trama, che riparte esattamente dal momento in cui viene lasciato morente nella baia di Napoli, salvato fortunosamente viene spedito in incognito a Riga, per una nuova missione… gestire il traffico di droga, tra russi e lituani oltre a vecchi amici/nemici… qui il nostro assume lo sguardo catatonico: occhiali, senza occhiali, sigaretta, senza sigaretta… di fronte ad ogni evento non parla (nemmeno in napoletano stretto stretto) nulla!
Ciro/Marco fa le facce alla Scamarcio, peccato che, mentre Scamarcio si gioca un fascino maschio (anche se a tratti pare una mucca), Ciro non ha nulla da rappresentare…
La storia si dipana con colpi di scena mosci, scontati, anzi talmente improbabili che ci viene da piangere… il repertorio è quello classico della serie Tv, solo condensata in un'ora è mezza… il che non restituisce alcuna novità, alcuna freschezza all'idea.. se queste sono le premesse… Dio ci scampi dalla nuova serie.

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