giovedì 16 maggio 2019

Sulla castrazione chimica ed altri amenicoli...

A volte non sai proprio che pesci pigliare. Non sai cioè argomentare alle storture del mondo e contro chi le propone. Non sai, non vuoi, non puoi mettere altrettanto "furore" nelle parole, di chi, bontà sua, pur privo di logica, di argomenti seri e a fronte di un ragionamento adeguato, si lancia in strali, "grida manzoniane" prive di alcun senso ma forgiate sull'idea che alla pancia del popolo piaceranno. Placheranno cioè i brontolii della fame di vendetta (non di giustizia, non di redenzione, non di rimedio e cura, no. vendetta tribale) e faranno dormire sonni tranquilli. Avranno inoltre il grosso pregio di garantire gloria imperitura al loro ideatore perché, non importa se stai mentendo, più volte la ripeti e prima diventerà verbo. Parliamo di castrazione chimica. Ennesima panacea, ideata dal Primo Ministro dell'Interno per punire chi si macchia dell'infame crimine. Ora, sia ben chiaro, non intendo difendere tali persone, men che meno giustificarle, impedire la pena (carcere duro). Voglio però aprire una piccola riflessione sulla logica che sta dietro a questa scelta. La logica è semplice ed efficace al tempo stesso: pensare all'atto sessuale quale un gesto connaturato al membro.
Pensare cioè che, privato della vitalità dello stesso, attraverso l'azione chimica (assunzione di farmaci, non taglio del pisello beninteso) venga meno il pensiero.
Logica semplice perché priva l'uomo del pensiero, rapportando la responsabilità dell'azione alla bestialità del corpo, privandola dell'azione, del pensare criminoso e nel contempo togliendo ogni retro pensiero, ogni collegamento con la società, la famiglia, la cultura, la religione, la storia di un popolo.
Quella storia che ci ha permesso di trascinare il delitto d'onore (previsto dal Codice Rocco) sino al neanche tanto lontano 1981.
Quello che prevedeva che la donna fosse proprietà di qualcuno e che quest'ultimo potesse uccidere per la perdita dell'onore (presunta, immaginata, pensata) a causa del comportamento della prima.
Un Codice Penale che, al riguardo del reato sessuale perpetrato a carico della donna, viceversa si è perso nel tempo in arzigogolate idiozie… non ultima la recente sentenza che negava la violenza a carico di una donna perché "troppo brutta"...
Manca, è sempre mancata, una sana educazione sessuale. Manca, è sempre mancato, un sano rispetto del prossimo, tanto più donna, da non vedersi come preda del maschio alfa di turno, ma come essere con pari diritti, doveri e, nella sua diversità, necessitante di rispetto.
Solo allora si potrà parlare di società veramente liberata. Il ritorno alle torture medievali non risolve nulla… sposta l'attenzione sulle responsabilità di una società matura, a cui viene chiesta una crescita, ed una liberazione sessuale che ancora è nebulosa e inarrivabile… non per far quel che si vuole, ma per rende giusta la convivenza tra esseri.
 

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