venerdì 10 maggio 2019

Eravamo Immortali

 Eravamo immortali é la storia di un ragazzo che ama la vita, l'arrampicata e la libertà.
Un ragazzo d'altri tempi.
Nato in anni in cui si possedeva poco o nulla e gli emigranti eravamo noi.
Un ragazzo ribelle, anzi quasi selvaggio.
Ma anche, e forse proprio per questo, dotato di una sensibilità non usuale.
Quella stessa sensibilità che lo fa soffrire.
Che lo fa continuamente cercare altro.
E che anela sempre ad un equilibrio impossibile, tutto suo.
Così, questa sorta di inquietudine, che a volte sfiora la solitudine, e di insofferenza per ciò che è normale e comune, l'ha subito spinto a inseguire il vento.
A sentirsi libero in mezzo alla natura.
Così la rivelazione per quel suo talento innato per l'arrampicata arriva come una vera illuminazione.
Per lui fu amore a prima vista per un equilibrio e un gioco ancora tutto da inventare e tutto da vivere, naturalmente sempre fuori dagli schemi e dai percorsi conosciuti.
Un gioco che lo cattura immediatamente e a cui si dà con tutto sé stesso.
Per lui è una vera rivoluzione che non casualmente è contemporanea, e a volte si sormonta, con quell'altra rivoluzione degli anni '70, quella che si viveva in piazza.
La gioventù di allora pesava di poter cambiare il mondo.
Un sentimento che si riverberava su tutta la società e quindi anche nell'alpinismo.
Quel ragazzo si chiama Manolo, al secolo Maurizio Zanolla.
Nato nel 1958, è uno dei protagonisti assoluti di quella nuova arrampicata che ha visto la luce tra gli anni '70 e '80. Il Mago! (tratto dal libro). 
 

Poesia, pura poesia. Se a scrivere questo testo è stato davvero solo e soltanto Maurizio, allora chapeau! Oltre a far passare come inezie, le sue innate qualità di arrampicata e le cime, le salite i rischi corsi, come normale corredo di un viatico di crescita personale, allora, davvero: siamo di fronte ad uno spensierato poeta, uno che ha saputo vivere tutto ciò che la vita gli dava sino in fondo. Questo è il merito principale del libro. E noi restiamo a bocca aperta di fronte a passaggi di roccia e passaggio di lirismo senza pari.
Come quando scrive: "Non so se siamo noi a decidere di nascere, né se quando succede dobbiamo sceglierci un carattere ma se fosse davvero così potrei scommettere che qualcuno ha rimproverato Gigi dieci minuti prima di venire al mondo, perché non aveva ancora preso una decisione.
E sono sicuro che lui  avrà afferrato l'ultimo rimasto, certo che sarebbe stato più interessante imparare a convivere con quel che capitava".
O ancora, quando scrive: "Era l'evoluzione, e nell'evoluzione non ci sono scelte: solo conseguenze".
 

Nessun commento:

Posta un commento

Niente parolacce, né!

Perché dono