Nel 1989 cade il Muro. Quello di Berlino. Sparisce il nemico e iniziano le piccole guerre. Quelle che la contrapposizione Est - Ovest avevano congelato per timore dello sbrodolamento in "atomic war".
E così prese il via il filone dei terroristi, ora russi, ora ceceni che obbligavano i vecchi nemici di un tempo a collaborare per salvare il Mondo dal nuovo pericolo.
Oggi, col tempo, quel nemico è virato verso la Corea, ma più recentemente (complici le giuste guerre in Iraq e Libia) gli arabi.
Allora, un atroce conflitto si era appena consumato, quello dell'ex Jugoslavia. Una ferita ancora aperta. E quindi, giocoforza, radunare la fiera degli stereotipi e farne un filmone.
Al netto degli effetti speciali, al netto di George Clooney che come suo solito gigioneggia o se preferite Georgeggia, cosa resta? Nicole Kidman che con i capelli neri pare irriconoscibile è quasi credibile. Il resto?
Generali russi corrotti che fanno pena: Kodoroff ruba testate atomiche per soldi? Ma fatemi il piacere.
Clooney/Devoe agente di collegamento deve per forza fare il furfante, che con i suoi modi burberi deve dimostrare a Julia Kelly/Kidman come è cattivo il Mondo fuori dagli uffici ovattati del Pentagono.
Continuiamo? I soliti slavi nel solito ambiente slavo, che suonano il pianoforte e pensano alle atomiche. I soliti militari russi che paiono marionette, i soliti cittadini russi foulard in testa e bimbi in braccio manco i personaggi dipinti ne "il Quarto Stato"di Giuseppe Pellizza da Volpedo, americani super accessoriati e capaci di arrivare ovunque.
L'esplosione atomica usata per mascherare il furto... gli iraniani con il loro bel camioncino pronto a portare l'uranio a Komeini e compagnia bella, l'arrivo di Dusan Gavrich in America per far esplodere l'ONU e al tempo stesso mettere l'Occidente di fronte alle proprie responsabilità.
Ecco, si. Questa è forse l'unica vera ferita che lascia il film. Gli errori commessi (questa volta sul serio) in Jugoslavia.
Per tutti gli altri, grazie alla coppia George/Nicole, buona visione!
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