lunedì 1 gennaio 2018

Diario che viene, Diario che va...

E' un rito. Lo ammetto. Ma perché non vivere di riti? Perché non di certezze, di abitudini, di cose già fatte e che farò ancora e ancora? Perché non accettare il fatto, che senza questi passaggi, mi sentirei nudo, spoglio, incompleto? E allora eccomi qui. Con l'agenda che si chiude e quella che preannuncia l'anno nuovo.
Per il secondo anno consecutivo, l'agenda è qualcosa di più di un semplice diario acquistato e riempito di dati... è un quaderno bianco, su cui preparo la trama... i mesi, i giorni, le idee, le speranze, le aspirazioni e le ricorrenze... un traliccio su cui crescerà l'anno che verrà.. un traliccio da cui trarre i frutti maturi.... questa è l'agenda...
A chi mi fa (forse giustamente) notare che gli anni, e i passaggi, sono vuoti momenti, creati ad hoc per dare un significato allo scorrere del tempo... e che l'agenda è un inutile orpello... prendo a memoria una cosina che ho letto nelle mie peregrinazioni letterarie... Nelle foreste siberiane un testo che consiglio a tutti.... così richiama l'importanza di un'agenda...
"Queste pagine sono tutto quello che resta della mia vita. Scrivo un diario per combattere l'oblio e fornire un supporto alla memoria. Se non si tiene un registro dei fatti e dei gesti a che serve vivere? Le ore scorrono via, i giorni si cancellano e il nulla trionfa. Il diario: operazione commando condotta contro l'assurdo.
Vado archiviando le ore che passano. Tenere un diario arricchisce l'esistenza.
L'appuntamento quotidiano con la pagina bianca costringe a prestare più attenzione ai fatti della giornata - ad ascoltare meglio, a pensare più a fondo, a guardare più intensamente. Non avere niente da scrivere sulla pagina del taccuino, la sera, sarebbe una mancanza di cortesia.
La stesura quotidiana è come la cena con la fidanzata: per avere qualcosa da confidarle la sera, è meglio pensarci durante la giornata".

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