La seconda di copertina così recita: "Mani in prima, mani in seconda" ordinavano i maestri ai bambini delle elementari. I capistazione fischiavano la partenza dei treni e i treni osservavano orari dalla puntualità leggendaria. Le mogli piccolo-borghesi facevano lustrare le case per il pranzo domenicale in onore del capufficio e segnavano e bottiglie dell'olio perché la servetta non ne approfittasse. Petronilla dava consigli alle massaie.
Il "sabato fascista" si andava alle adunate; eventuali assenze potevano essere giustificate in nome della crescita della prole: dopotutto il sabato era l'unico giorno adatto ad un po' di intimità tra i coniugi,
Gian Franco Venè ricostruisce la vita di tutti i giorni, i salari, i prezzi, i modi di mangiare e di vestire, gli snobismi, le mode degli anni venti e trenta, dalla "Marcia su Roma" alla vigilia della Guerra, quando le famiglie italiane borghesi tiravano avanti con mille lire al mese.
Un mondo un po' angusto, la cui apparente serenità copriva i preannunci della catastrofe.
Anche qui, la vita quotidiana ne registra puntualmente i segnali quando dalle fedi d'oro spontaneamente donate alla patria durante la Guerra d'Etiopia, si passa alle requisizioni forzate di pentole di ferro e di rame per rifornire l'industria bellica.
Quando le donne cominciano a nascondere colapasta e padelle in soffitta per eludere le perquisizioni del regime, anche la tranquilla famiglia italiana capì quale sarebbe stato l'inevitabile esito del ventennio
Gian Franco Venè ricostruisce abitudini, vezzi e umori di quell'epoca con la sottile e affettuosa ironia con cui si guarda un passato che é ancora dentro di noi.
Ancora una volta la vita quotidiana si rivela una chiave per conoscere più a fondo la storia...".
Intervallata nelle varie della giornata: mattina, intermezzo, pomeriggio, sera.. e chiusa con l'epilogo "verso un brusco risveglio", quest'opera porta il quotidiano dell'Italia del ventennio fascista alla nostra conoscenza... un periodo in parte noto per l'oralità dei nostri nonni e genitori, ma che per molti versi si è perso nel progredire del tempo e per l'avanzare del progresso... anni di cui qualcuno si vergogna, a cui ha dato un taglio perché rappresentante nel bene e nel male il regime (in cui qualcuno oggi ammette stortando la bocca che ... forse ... poi ... non si viveva così male...). Facciamo la conoscenza con usi e costumi, cibi, modi di dire e di vestire... che facevano del poco a tutti un metodo ed un modus operandi... che dell'autarchia fece virtù sostituendo i prodotti non più importati con sane... produzioni italianissime....
Molti operai, pochissimi laureati, servette in casa (quale segno di distinzione per chi poteva permetterselo), le biciclette come mezzo di movimento di massa, le colonie elioterapiche per vincere il rachitismo dei bimbi, la necessità di avere tanti figli per creare un grande popolo... il mito del regno e delle Colonie all'estero... insomma davvero un altro mondo... reso più accessibile dal racconto del quotidiano arrancare che questo libro ci dona..
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