Una interessante intervista di Antonio Gnoli, a Pier Luigi Cervellati - apparsa su "La Repubblica" di domenica 6 agosto, mi ha fatto rispolverare questo bel testo del 1991, edito da Il Mulino. "La Città bella" - Un saggio sul recupero dell'ambiente urbano.
Richiamo il dorso del breve volume - 104 pagine - "La nostra epoca ha assistito alla scomparsa della città, sostituita da un aggregato urbano in continua espansione che divora il territorio, distruggendo i caratteri specifici del centro storico e della campagna, per ridurre tutto ad una sterminata periferia. Questa periferia, ispirata ai principi della crescita illimitata e di una modernità intesa come consumo sempre più rapido, diventa lo scenario dell'urbanistica contrattata, per la quale ogni cosa è materia di scambio, o della creatività come fuga dal rigore e dalla responsabilità verso il passato... "
Già 16 anni or sono, Cervellati riprendeva i temi che nell'attuale intervista ritroviamo, anche se sfumati verso una chiave di lettura più aderente agli ultimi episodi di cronaca... restando tuttavia legato al tema più caro "il centro storico"... oltre a questo, racconta l'urbanistica studiata e pensata degli ultimi 50 anni, le liti feroci tra i cattedratici, le scuole di pensiero, il ripensamento - in chiave positiva - dell'architettura fascista... insomma, una visione la sua, che potrà non piacere ad un certo pensiero urbanistico più recente, fatto di Archistar e di grandi opere, quali stimoli per una città ritenuta dormiente o peggio morente... La realtà, letta da Cervellati, è fatta di ricucitura, di lettura dell'esistente, di conservazione senza museo, di riuso... difficile dargli torto, più difficile attuarlo...
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