Forse perché già condizionato dalla visione di Good Kill, mi approccio a questo film con qualche dubbio in più, con un sospetto di "già visto" e di "aria fritta e rifritta"...
Ritiro tutto. Rispetto al precedente citato, qui c'è meno retorica e più seriamente viene tolto il finale buonista, utile solo a rasserenare lo spettatore sull'utilità e bontà del drone e del suo uso fatto nell'era moderna della lotta al terrorismo.
Molto ben fatto, soprattutto per il dilemma morale, che vede coinvolti i poteri: militare, politico e giuridico, alle prese con un'azione che ucciderà (per danno collaterale) degli innocenti.
Questa è la rappresentazione della evidente differenza tra una democrazia ed uno stato autoritario, tra i "non" dilemmi di un terrorista e le "preoccupazioni" di un'autorità democratica che deve rispondere ad un opinione pubblica, ai giornali, all'emozione dei cittadini.
L'abbiamo letta sui giornali, l'abbiamo colta con le dichiarazioni sulla base di Guantanamo, sulle azioni antiterroristiche in territori alleati (anche in Italia), sui morti derivanti dalle azioni di polizia per liberare ostaggi....
Grande Alan Rickman, nel ruolo del generale Benson, impersona il potere militare, ma anche il mediatore con politici e giuristi... Unica figura costretta al dilemma morale ed a "barare" per concludere la missione è il Colonnello Powell (interpretata da una bravissima Helen Mirren già nota a partire dai B-Movie italiani all'erotico di Tinto Brass e più recentemente nel divertente Red con Bruce Willis)... a lei spetta l'ultima parola ed è lei che torna a casa, sapendo di aver fatto il suo sporco lavoro... perché questa è la guerra... uno sporco lavoro.
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