Questa la trama: trasferitosi per un nuovo impiego, il medico Louis Creed e la sua famiglia, vanno a vivere in una casa vicino ad una trafficata superstrada. Oltre a non avere la recinzione, di lì passano un sacco di grossi camion che sin dal principio fanno intendere quali pericoli corra chi vada in giro con la testa tra le nuvole.
Quando il gatto dei Creed (Church, diminutivo di Churchill) finisce sotto un camion, il vicino dei Creed, l'ottantenne Jud Crandall gli viene in soccorso... nei paraggi c'è un cimitero per animali, ma poco oltre vi è un cimitero indiano, ove le persone o gli animali sepolti tornano in vita.
Detto fatto, il gatto si ripresenta il giorno dopo, ma non è più lo stesso... Oltre a puzzare di morto, ora ha un carattere schifoso e gli occhi spiritati...
Crandall rivela così che in passato l'esperimento venne tentato con un essere umano e purtroppo lo si dovette sopprimere... tornato in vita era diventato pericoloso (nel video appare più che altro demente).
A causa di un terribile incidente, frutto anche della sua disattenzione, Louis perde il figlio Gage, investito (guarda caso) da un camion... Ora è Louis a vincere le proprie remore (nonostante un noiosissimo fantasma cerchi di dissuaderlo dal commettere questo sacrilegio) e dopo aver dissepolto il figlio dal cimitero (l'orazione funebre è tenuta dal mitico King...)
lo porta al cimitero indiano e attende a casa l'esito dell'esperimento.
Le conseguenze saranno catastrofiche: il piccolo Gage, tornato in vita, è un assassino incallito che si libera del vicino Crandall e della madre Rachel... lo stesso Louis rischia la vita ma riesce ad ucciderlo.
Non contento del primo (anzi secondo) fallimento, ci riprova con la moglie Rachel: il risultato lo potete immaginare pure voi...
Quali domande pone il film? Pur nella sua semplicità ed a tratti ingenuità, abbiamo di fronte a noi una serie di questioni "pesanti". Si può tornare dalla morte? Cosa si è disposti a fare per riavere una persona cara? E' giusto cercare di forzare le regole dettate dalla natura per non perdere la propria felicità/normalità?
Qualche anno or sono, mentre stavo facendo sport, venni avvicinato da un Testimone di Geova, il quale con un grande sorriso mi chiese: "non vorresti rivedere i tuoi cari oggi morti? non vorresti che tornassero in vita?". Risposta "NO".
Non ho nulla contro i Testimoni, e nemmeno contro ogni forma religiosa purché rispettosa del prossimo. Tuttavia, vorrei fare una precisazione: la vita umana e non, è sacra ed in quanto tale, finita. Ha un termine e per questo ha un enorme valore. Posticiparlo in eterno o peggio annullarlo, toglie quel valore e quella sacralità che la rendono speciale. I nostri cari andrebbero amati quando ci sono, non quando non ci sono più. Dopo vanno ricordati con affetto e la loro memoria diviene aiuto nei momenti difficili. Replicare la vita, giocare a fare Dio, oltre a non essere divertente (o blasfemo, a seconda dei punti di vista) non ha alcun senso.
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