Imparare l'inglese ormai è una priorità. Tutti ci dicono che è il Latino dei tempi moderni e che non parlarlo ci espone alla marginalità.
Dicono la stessa cosa di internet, dei cellulari, di Facebook e così via... Noi ovviamente ci crediamo e alla nostra veneranda età, che anagraficamente ci morde ai fianchi, arranchiamo alla ricerca della soluzione "poca fatica - tanta resa" che ci consenta di apprendere lo stretto necessario per non annegare nel mondo moderno.
Come nel Far West, i venditori di olio di serpente a sonagli, trovavano sempre un grullo cui rifilare il miracoloso unguento, anche noi incappiamo nel venditore di facili scorciatoie.
Nascono così le migliaia di proposte editoriali: l'inglese easy, l'inglese per babbei, l'inglese per tutti (perché sennò per chi era? solo per qualcuno?) che garantiscono l'accesso alla city in un 1/4 d'ora e un pranzo con "the Queen" entro sera...
Istant English è uno di questi. Da me ribattezzato "l'inglese per rutti" fa della ricerca obbligatoria del buon umore, la pietra d'angolo dell'insegnamento. Risultato? Esercizi raffazzonati, risposte errate, umorismo da 4 soldi... Mi si perdoni l'ardire, ma gli inglesi non sanno ridere e non sanno far ridere (Monty Python esclusi), quindi perché caro Sloan vuoi insegnarmi l'amata lingua rifilandomi una enorme fila di cazzate.
Finito di usare, imparato qualcosina, ma del vero inglese nessuna traccia... bye!
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