Al netto delle solite volgarità ed esagerazioni di Sacha Baron Cohen, questo film coglie nel segno.
E lo fa due volte: contro i dittatori arabi/africani qui portati all'eccesso (ma mica poi tanto) e contro i presunti stati liberi (o Stati Uniti) che credono di essere gli unici portatori di libertà mentre prendono in giro i propri cittadini.
Sacha ci riesce benissimo. Oltre alle molte divertentissime gag ed agli episodi al limite del paradossale, ci da modo di vivere la caduta dalle stelle alle stalle e ritorno di Hafez Aladeen (un autentico dittatore, violento, ignorante, infantile, antisemita) circondato da guardie del corpo donne (ci ricorda qualcuno?).
Con una congiura di palazzo, viene rapito e sostituito con un imbecille, allo scopo di firmare una costituzione che tolga l'embargo e permetta di vendere il petrolio (a favore dello zio Tamir che ha agito nell'ombra).
La lotta di Hafez, senza barba e senza potere, sarà durissima e (grazie a nuovi alleati) gli permetterà di tornare al potere. Ovviamente tutto non sarà più come prima, o quasi.
Divertente e profonda resta la descrizione di Hafez del suo Stato dittatoriale: ad ascoltarlo si riesce ad immaginare l'America di Bush.
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