lunedì 15 settembre 2008

Macugnaga

Anni fa la mia vita si concentrava in poche semplici cose: l'arrampicata su roccia (allora detta free climbing scopiazzando la scuola californiana), mangiare e dormire (perché senza non si vive), studiare (nel tempo libero).
Come potrete capire per me l'arrampicata era tutto. Dopo i primi anni a cercare di migliorarmi e diventare sempre più forte, mi vennero le fregole.
Dovevo a tutti i costi superare questa o quella via che a seconda dei casi mi si parava davanti.
Periodo bellissimo ma spesso con rabbiose giornate senza risultati. Non capivo che era tutto un gioco. Come la Vita del resto é tutto un gioco e prendersela spesso é inutile.
Ma ero giovincello e non capivo.
Finalmente un giorno mi si presentò l'occasione: gara di arrampicata a Macugnaga con tanto di giudice e premi. La mia occasione.
Passai intere giornate a spiare la preparazione delle vie, ad allenarmi, a valutare gli avversari. Dovevo riuscire. Ci sarebbe stato il pubblico, gli amici da stupire, la mia autostima, anzi il mio ego.
Inizia la giornata, tutti emozionati, si comincia a salire, é il mio turno.
A metà salita le bande che delimitano la via si staccano intralciandomi, fatico, cincischio, cado da 15 metri, fortunatamente non tocco terra, ma il volo mi costa una discreta commozione celebrale ed il ricovero d'urgenza in ospedale.
Il giorno dopo ovviamente sono di nuovo in parete a provare una nuovissima via su una parete da 600 metri di altezza.
La morale: da quel giorno non ho più gareggiato con me stesso. Ho solo cercato il momento, la soddisfazione di fare le cose. E questo, ancora oggi, mi accompagna...

1 commento:

Niente parolacce, né!

Perché dono