domenica 24 maggio 2020

La paranza dei bambini

Spero davvero che l'età dei bambini che frequentano la malavita napoletana sia più alta di quella degli interpreti del film. Lo dico da ignorante della materia, perché il contrario sarebbe davvero mostruoso.
In una società ove, i genitori sono assenti, le figure di riferimento sono delinquenti incalliti, lo Stato o non c'é o é fonte di punizioni (peraltro non capite, subite come ingiuste), è quasi naturale crescere con altri valori: il soldo facile, il rispetto, la violenza come unico dialogo, l'appartenenza al clan… il reato finisce per non essere riconosciuto come tale, ma piuttosto come regola, come messaggio per gli altri.
Di violenza in violenza, lo scadimento dei valori è evidente, l'odio chiama odio, la vendetta chiama vendetta, la morte altrettanto.
E quando si giunge alla fine, quando l'unica alternativa pare essere la fuga, un posto nuovo dove illudersi di scappare, ecco che la legge del clan, il richiamo della famiglia si fa sentire… e si resta legati a vicoli sporchi e malfamati, a pochi piccoli spazi che ti illudono di essere padrone e re.
Ottima storia, non sempre tutto è comprensibile (ma questo non è un documentario), ma alla fine, un'idea ce la siamo fatta, eccome.

Nessun commento:

Posta un commento

Niente parolacce, né!

Sei cappelli per pensare