sabato 16 maggio 2020

Aspetti del nuovo radicalismo di Destra

Il 6 aprile 1967 Theodor Adorno tenne una conferenza all’Università di Vienna il cui valore va ben oltre l’aspetto puramente storico e che può aiutarci a comprendere il tempo che stiamo vivendo. Risalendo alle origini del consenso ottenuto dai movimenti radicali di destra, il filosofo intendeva chiarire le ragioni dell’ascesa dell’NPD, formazione di destra che all’epoca stava registrando un certo successo nella Repubblica Federale Tedesca. Adorno mette in luce e collega tra loro in modo inedito vari elementi: il congegno sofisticato della propaganda e l’antisemitismo, il connubio tra perfezione tecnologica e un «sistema folle», l’individuazione di un capro espiatorio e l’odio ostentato verso gli intellettuali di sinistra e la cultura in generale, la tendenza del capitale alla concentrazione e la paura diffusa di perdere il proprio status sociale. Oggi lo «spettro» a cui la conferenza è dedicata non solo non si è dissolto, ma assume nuove e inquietanti sembianze. Diventa dunque ancora più importante prendere coscienza dei meccanismi dell’agitazione fascista e dei fondamenti psicologici e sociali su cui poggia. Nella consapevolezza che «se si vogliono affrontare sul serio queste cose, bisogna richiamare in modo perentorio gli interessi di coloro ai quali la propaganda si rivolge. Ciò vale soprattutto per i giovani che devono essere messi in guardia»
La postfazione dello storico Volker Veiss contestualizza il testo e lo inquadra in una prospettiva attuale.
  (tratto dal libro)

Dopo aver letto "Che cos'é un intellettuale",  un libro di Maldonado  che non ho ancora recensito, mi è parso quasi naturale proseguire la serie di testi dedicati alla politica, alla cultura, ed in fondo ai mali che albergano nel fondo della nostra società.
Mi capita così tra le mani questo testo, trascrizione di un intervento di Theodor Adorno datato 1967... un tempo lunghissimo? Io non credo, così come non lo crede Volker Veiss che firma la postfazione e riallaccia i fili di quel dialogo.
Bisogna leggere lentamente, sbocconcellare, ritornare sui singoli passaggi. Cogliere l'essenza del discorso di Adorno. Solo così è possibile afferrare i punti chiave di un discorso che cinquant'anni dopo appare attuale.
Leggiamo insieme alcuni passaggi: "Penso in primis alla tendenza del capitale alla concentrazione, dominante oggi come allora, della quale non si può affatto dubitare, per quanto la statistica, con tutti i suoi artifici, tenti di farla scomparire dalla faccia della Terra. Questa tendenza alla concentrazione significa, d'altro canto, oggi come allora, che resta sempre possibile il declassamento di strati sociali che dal punto di vista della loro coscienza di classe soggettiva risultano del tutto borghesi, i quali intendono mantenere i loro privilegi e il loro status sociale e, ove possibile rafforzarli. Questi gruppi hanno sempre la tendenza ad odiare il socialismo o ciò che loro chiamano socialismo, ossia danno la colpa del loro declassamento potenziale non agli apparati che lo producono, ma a coloro che si sono contrapposti in chiave critica al sistema nel quale avevano potuto godere di quello status…" illuminante vero?
E che dire dei fascismi? "Si sente spesso avanzare la tesi che in ogni democrazia ci sia un nucleo di incorreggibili o folli, la cosiddetta lunatic fringe come viene chiamata in America. E qui si cela qualcosa di consolatorio in senso quietistico e borghese, se tale lo si vuole considerare. Io credo che si possa rispondere soltanto: é certo che nel mondo, in ciascuna delle cosiddette democrazie, è possibile osservare con intensità variabili qualcosa di simile, ma solo in quanto espressione del fatto che, fino ad oggi, da nessuna parte la democrazia si è concretizzata in modo effettivo e completo dal punto di vista del contenuto economico-sociale, ma è rimasta sul piano formale. E, in questo senso, i movimenti fascisti potrebbero essere indicati come le piaghe, le cicatrici di una democrazia che non è ancora pienamente all'altezza del proprio concetto.
Ma quali sono i contenuti ideologici di certi movimenti di destra? "Ciò che caratterizza questi movimenti é, viceversa, una straordinaria perfezione dei mezzi, innanzitutto quelli propagandistici in senso lato, combinati con una certa cecità, addirittura un'astrusità degli scopi che vengono perseguiti".
Ed è a pagina 36 che troviamo un richiamo all'avversione per gli intellettuali (che descriverò meglio nel testo di Maldonado) definiti "Luftmenschen" persone prive di reddito, poco pratica ed estranea alle questioni materiali…. uomini con la testa tra le nuvole. Chi non trova posto nella divisione del lavoro, chi non è vincolato dalla propria professione a una posizione determinata e con essa a idee ben precise, chi, quindi, ha conservato la libertà di spirito, per questa ideologia è una sorta di farabutto che va sottoposto al più duro trattamento.
E ancora: "Si continua a ripetere che questi movimenti promettono a tutti qualcosa: é vero e rientra tra le prerogative dell'assenza di teoria. La stessa che - a pagina 48 - fa dire: "C'é un altro stratagemma del quale vorrei occuparmi, perché non è solo un trucco, e di frequente si presenza con una certa gravità. Si esprime nell'affermazione: "Bisognerà pur avere un'idea" A significare che un'idea non deve esserci perché é vera, né per il suo contenuto oggettivo, ma solo per la ragione pragmatica che non si dovrebbe poter vivere senza idee e che sarebbe un bene avere delle idee. Adorno lo chiama "Idealismo Volgare".
Si parla poi di risentimento, a pagina 74: "Come sempre, per la costruzione del risentimento risulta centrale la questione di quanto controllo si crede di avere sulla propria vita. Nonostante il richiamo alla sovranità abbia sempre avuto qualcosa di finzionale nel complesso sistema di riferimenti della modernità, appellarsi ad essa può diventare anche oggi una delle parole d'ordine principali di coloro che da destra si oppongono all'Europa"..... "Sapere che si potrebbe essere qualcosa di più, ma non lo si è, continua a spingere gli esseri umani ad atti di narcisismo collettivo"...
Ed infine, illuminante la tesi dell'intero testo, quella che potrebbe smontare i movimenti di Destra: "Spesso chi si sente minacciato dal declassamento dà la colpa alla miseria, non agli apparati che la producono, ma a coloro che si sono contrapposti in chiave critica al sistema nel quale avevano potuto godere di quello status".
 

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