Se, dopo il film del 1907, quello del 1925 e quello maggiormente noto del 1959, si sente la necessità di proporre un nuovo Ben-Hur, polpettone in salsa religiosa, alle soglie del 2016, ci si aspetta come minimo che vi siano delle novità... delle rivelazioni... dei colpi di scena, una rilettura del testo che, in un'epoca di disillusi come la nostra, ci permetta di riassaporare questa storia la quale attraverso i secoli ci dica qualcosa sulla modernità del pensiero cristiano.
E invece? Nulla!
Eccoci alle prese con un Giuda Ben Hur, principe giudeo che, prima si mostra conciliante con gli occupanti romani e poi, per aver dato asilo ad un nemico di Roma, viene reso schiavo e la sua famiglia sterminata.
La vendetta lo renderà in grado di resistere ad ogni sopruso e tornare, sfidando Messala (il suo rivale romano) sulla falsariga de "il gladiatore" in una vertiginosa corsa con le bighe...
In tutto questo, incrociamo distrattamente un Gesù, molto simile a Osho Rajneesh (interpretato da Rodrigo Santoro) e un'allevatore di cavalli di corsa, Ilderim (in arte il prezzemolissimo Morgan Freeman, già presente come attore sin dal primo episodio del 1907) che ogni tanto buttano lì qualche battuta e poi scompaiono...
Avevo atteso questo film, memore del kolossal del 1959... Forse avrei dovuto avere meno aspettative, anzi meno ancora, no... ancora meno... ecco sì... proprio così.
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