Piccolo saggio sull'uso delle parole e sul mutare del significato delle stesse.
Esperti di gestione del tempo non conoscono Seneca (ma è un classico?) e le sue attualissime lezioni:
"Persuaditi di questa verità: una parte del tempo ci è strappata, un'altra ci è sottratta, un altra ci sfugge. Ma la perdita più vergognosa è dovuta alla nostra negligenza. E se vorrai badarci, noterai che gli uomini passano la maggior parte della vita agendo male, molta parte senza agire, tutta la vita agendo in modo diverso da come dovrebbero". Lettere a Lucilio.
Dicevo, una parte è dedicata alle parole: se le parole sono come pietre, l'uso distorto e scorretto rischia di trasformarle in sassolini che ci si infilano nelle scarpe del linguaggio, con esito infausto per la comprensione altrui e per la reputazione nostra. Di questo parla questo breve libro, di questo e della disinvoltura con cui non riflettiamo sul vero significato che le parole possono dare alle cose, alle condizioni di vita, a noi stessi.
Un'ultima parte è dedicata ai libri: a chi li scrive e a chi li legge. Chi li scrive con tutte le patologiche fissazioni della pagina bianca, chi li legge a cui viene riservato un decalogo sul come cosa e perché comprare.
Sulla Fiera: La Felicità della Fiera è di entrare nella Città del Futuro. E forse lo sgomento è di averne avuto un anticipo.
Illuminante.
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