Seguo con interesse il Movimento 5 Stelle lanciato da Beppe Grillo.
In particolare ne osservo le trasformazioni nel tempo.
Leggo negli atti, nelle dichiarazioni, nelle intenzioni, una terribile paura.
La politica é cosa difficile e feroce, e questo é noto a tutti. In particolare si fanno le belle facce ma ci si fa le scarpe tra simili e si rispetta l'avversario salvo fargli le brutte facce in pubblico.
E' sempre stato così e così sempre sarà.
Ma al tempo stesso é evidente che quando un movimento, un partito, un idea é in gestazione, la paura fa 90 e allora tutto e tutti sono avversari.
E' questo che si legge in ogni atto del Movimento e del suo virtual-leader Grillo. Una paura fottuta di non riuscire a governare più nulla, di dare spazio alla protesta senza riuscire ad incanalarla.
E così ecco i malintesi: non si parla in pubblico, non si va in televisione, non si dice e magari non si pensa, che forse é meglio. Il verbo giunge dall'alto, anzi dal web - strumento utile ma estremamente pericoloso se non regolamentato a priori - e chi sbaglia é fuori in un nano secondo.
Capisco i timori del capo e di chi gli sta intorno, capisco che le persone sono deboli e al tempo stesso desiderano non solo lavorare ma anche avere un piccolo legittimo istante di notorietà. E chi non lo vorrebbe?
Meno vincoli e più coraggio. Perché il rischio é di smorzare gli entusiasmi e finire a breve tra i dimenticati della Storia. Benché in questo momento, contro molta parte del sistema partitico si vinca a man bassa anche candidando un marziano, tutta questa abbondanza non dura a lungo. Non in tempo di vacche magre.
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