sabato 14 marzo 2020

Cronache dal Coronavirus - 1

Non me ne vogliano i tifosi della Juventus, così come tutti gli appassionati di calcio, ma questa immagine, più di tante altre, rappresenta lo straniamento di un'intera società, di un mondo (quello capitalistico) posto di fronte al Coronavirus, al nemico invisibile e feroce che, democratico nel suo agire, non risparmia nessuno.
Credendoci immuni, superiori e forse addirittura estranei al nostro stesso quotidiano così come allo straordinario; di fronte all'accadimento siamo rimasti senza parole, senza fatti, senza azione… abbiamo fatto l'unica cosa che sappiamo fare: continuare a correre nella rotella del criceto… sperando che la cosa riguardasse qualcun altro…
Vasilij Grossman (scrittore dell'insuperabile romanzo "Vita e Destino") ha scritto che, "di fronte alla tempesta, ognuno agisce da sé, chi alza il bavero, chi apre l'ombrello, chi si affretta verso casa o il più vicino portone, nessuno pensa all'altro…"
E anche questa volta così abbiamo agito.
Abbiamo guardato le gocce scendere e, senza guardarci in giro, abbiamo imboccato il più vicino riparo, senza curarci d'altro, dell'altro… Altri invece hanno agito come se la pioggia non li riguardasse, preda della logica del profitto, del denaro, della macchina da soldi che non si poteva fermare, succubi dei contratti (nel caso del calcio) milionari.
Si è arrivati in certi casi a pretendere che all'interno degli stadi (come nelle chiese nel passato, terra sacra ed estranea ai conflitti) si fosse esenti dal contagio, dalla malattia, dal pericolo.. richiamando regole e logiche che volevano piegare la realtà al desiderio…
Ben presto tutto ciò é apparso illogico e fuori tempo massimo.
E, anche il ricorso alle partite a porte chiuse si è dimostrato ancora più dannoso dello stop.
Perché direte voi?
Perché il calcio, religione laica del ventunesimo secolo, si nutre del tifo, così come Dio si nutre delle preghiere dei fedeli. E se Dio non può esistere se nessuno lo prega, il calcio senza tifo muore.
E quale immagine più eloquente, resta quella di Ronaldo che mima il cinque, di fronte alle barriere che dovrebbero tenere a distanza tifosi che nella realtà non ci sono…


Quell'immagine che vuole apparire simpatica, derisoria di una situazione non compresa, finisce per evidenziare lo smarrimento di chi non riesce a capacitarsi; di chi, privato delle folle osannanti, intuisce di non contare più nulla… e tutto per colpa di un nemico invisibile, quindi lontano dalla stessa logica mercantile che regge il sistema.
In quella inquietudine sta il sunto della condizione della nostra società, forse dell'intero pianeta. Quello di trovarsi con la giostra rotta e, non sapere perché. Non avendo spiegazioni né alternative.
Forse in questo sta l'ultima speranza. Rivedere il nostro mondo, il nostro modo di viverlo. Se a qualcosa deve servire la tragedia, questa è l'unica vera lezione.

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