Un uomo morto forse ammazzato. Il giudice che deve decidere sul suo testamento morto pure lui. Chi li ha uccisi e perché? Con un piccolo trucco, che ha a che fare con il fumo (smoke) reale e fatto di finzione… seguiamo un ragionamento capace di svelare la verità e far emergere nel contempo piccole meschinità e grandi azioni di coraggio e amore. Bellissimo breve racconto di una realtà americana ora scomparsa.
"L'immaginaria contea di Yoknapatawpha, con la sua capitale Jefferson, è per William Faulkner un universo totale e insieme disperso, nato da uno scatto sentimentale della memoria, ma subito profondamente segnato dai fantasmi molto inquietanti dell'inconscio.
Plasmata sulla natia contea di Oxford, Missisipi, in essa lo scrittore rivive quasi per una condanna gli esiti della tragica epopea di disfacimento degli Stati del Sud dopo la Guerra di Secessione, con quella miscela di nostalgia e disprezzo, esecrazione e torbida attrazione, amore e odio, tipica di chi non riesce a divellere le proprie radici, e le avverte come un peso insopportabile , in cui tuttavia si annidano le sue più profonde ragioni di vita.
Se Gabriele d'Annunzio era riuscito a trasformare il suo Abruzzo selvaggio in motivo e palcoscenico di una debordante gratificazione estetica, Faulkner non poté mai altrettanto col suo Mississipi: troppo evidenti e dolorose erano le piaghe inferte dalla storia a quel popolo, e troppo difficile non ritrovarle pressoché intatte in sé stesso.
Fu forse cos^ che quest'uomo profondamente e nevroticamente sudista si reinventò come scrittore volontaristicamente europeo, affidando alla letteratura il compito di stabilire quelle distanze che la vita non sapeva istituire.
E' a questa reinvenzione, concepita e consumata in un breve giro di anni, che si devono i suoi capolavori, frutto di un limitato periodo di straordinaria creatività.
Qui infatti la violenza cieca, le disuguaglianze sociali, le lotte razziali, il disfacimento delle grandi famiglie, il vacuo vagheggiamento di un'età dell'oro brutalmente spezzata dalle divise blu dei nordisti, tutte stimmate realissime di quel che restava della civiltà del Sud, si incarnano in una scrittura fatta di salti e deragliamenti continui, innervata da un "flusso di coscienza" di evidente provenienza joyciana, salsata nei piani temporali e nei registri espressivi.
Ed è proprio dal contrasto fra la brutalità ora esternata ora primordiale dei contenuti e il raffinato quanto disperato straniamento delle forme, che si sprigiona la suggestione particolarissima e irripetibile di queste opere, garanzia certa della preminenza di Faulkner nella letteratura americana del Novecento". (tratto dal libro).
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